Tra il 2009 e il 2013 la diminuzione è stata del 30%. Assosementi: “ci auguriamo che la proposta di riforma comunitaria introduca regole certe in grado di dare fiducia alle aziende e aumentare la credibilità e la garanzia di qualità al consumatore”.

Nella campagna 2013 sono stati  poco meno di 7.500 gli ettari destinati alla moltiplicazione disementi con metodo biologico, per le specie soggette a certificazione obbligatoria, appena il 3,9% della superficie nazionale (quasi 193.000 ettari nel complesso). In cinque anni le superfici destinate alla produzione di sementi biologiche sono quindi diminuite del 30%, visto che nel 2009 erano 10.600  ettari, il 5,3% del totale. Lo rivelano le statistiche  pubblicate di recente dal Cra-Scs, l’organo di certificazione ufficiale delle sementi.
“I dati del CRA-SCS sulla contrazione della produzione di sementi biologiche confermano che lo strumento della deroga, soprattutto se gestito con scarso rigore, allontana le aziende sementiere dal settore. Non è possibile investire in una  produzione oltretutto più impegnativa e costosa – commenta Guido Dall’ Ara, presidente di Assosementi, l’associazione delle aziende sementiere italiane – di fronte alla scarsa propensione  dei coltivatori biologici ad acquistarle.
E’ un vero peccato  perché il nostro Paese è comunque leader in Europa nella moltiplicazione di sementi e la quasi totalità dei contratti per il biologico è fatta per Paesi esteri. Ci auguriamo che la  proposta di riforma comunitaria sul biologico, di cui si discuterà anche durante il semestre di presidenza italiana della UE, introduca regole certe in grado di dare fiducia alle aziende che debbono produrre sementi biologiche, arrivando anche a sopprimere la possibilità di deroga, e possa aumentare così la credibilità e la garanzia di qualità al consumatore”.
FONTE: Confcommercio
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