La mobilità volontaria dei dipendenti pubblici italiani è praticamente inesistente: il 99,4% dei dipendenti pubblici non ha mai cambiato “posto di lavoro”. Solo sei lavoratori su mille si sono spostati da una amministarzione a un’altra dello stesso comparto, mentre sono addirittura solo otto su diecimila gli impiegati che hanno cambiato comparto. Non a caso, dunque, nella Riforma Renzi – Madia – di cui aspettiamo i primi testi ufficiali – la norma che fa più discutere è quella sulla mobilità. 

Per il secondo anno consecutivo FORUM PA realizza uno studio approfondito sullo stato del pubblico impiego in Italia, arricchendolo di un’analisi compartiva con il sistema pubblico di altri due Paesi europei: Francia e Gran Bretagna.

Alle soglie dei primi testi ufficiali della Riforma della PA delineata in Consiglio dei Ministri lo scorso 13 giugno, la ricerca “Pubblico impiego: una rivoluzione necessaria”, rende disponibile una fotografia della PA italiana, zoomando su dipendenti pubblici e dirigenti.

Oltre al dato sulla mobilità, la Ricerca ci consegna la fotografia di  una forza lavoro caratterizzata da bassa scolarizzazione, scarsa flessibilità, età avanzata e una dirigenza pagata, in proporzione al reddito medio nazionale, molto più che altrove in Europa.

A quanto pare, contrariamente a Paesi, quali Francia e UK, che hanno ripensato il proprio settore pubblico con una coraggiosa riforma strutturale, cercando di “fare di più con meno”, soprattutto a seguito della forte crisi strutturale della finanza, in Italia c’è stato finora un arroccamento delle posizioni.

In conclusione – spiega Carlo Mochi Sismondi, Presidente FORUM PA introducendo la Ricerca –  la nostra Pubblica amministrazione, dopo più di due decenni di riforme, si trova ad aver dato un importante contributo in termini di risparmi attraverso una sostanziale diminuzione della massa salariale e una spasmodica e a volte autolesionista ricerca degli sprechi da tagliare, ma di non aver risolto i suoi squilibri strutturali e quindi di essere non tanto inefficiente quanto inefficace a rispondere ai bisogni attuali”.

FONTE: Forum PA

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