Il progetto Grande Pompei è una corsa contro il tempo: spendere 105 milioni per gli scavi archeologici, in larga parte fondi europei, entro fine 2015. Pena la perdita di finanziamenti essenziali per il sito minacciato da continui crolli e dalla chiusura sistematica di buona parte delle domus . Una vera e propria sfida, al punto che l’incarico è stato affidato ad un generale dei carabinieri noto per la sua efficienza. Ma, oltre che in fretta, i fondi andranno spesi bene. Ovvero in modo che lascino traccia di sé in modo duraturo. Nell’area degli scavi, e nelle immediate vicinanze, spuntano ovunque testimonianze di iniziative avviate negli anni passati e poi abbandonate all’oblio, strutture finite nel mirino della magistratura, cantieri inaugurati in pompa magna e poi lasciati in sospeso. In poche parole, al percorso delle domus, unico nel suo genere, si affianca un itinerario tra i monumenti allo spreco. In poco meno di una mezza giornata, con una guida esperta e aggiornata come Antonio Irlando, presidente dell’Osservatorio patrimonio culturale, è possibile visitarne alcuni. Basta poco per raggiungere la dignitosa cifra di 20 milioni di euro spesi per opere poco o mai utilizzate.
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