Quasi mille Comuni (997) con la loro richiesta accolta dal Demanio; le risposte negative che sfiorano il 38 per cento (2.836 su 7.563 beni richiesti); 233 richieste di riesame su 3.097 dinieghi complessivi: il 7,5 per cento, in forte aumento sul 4,5 dell’ultima rilevazione. Sono i contorni della fotografia scattata dalla Fondazione Patrimonio Comune dell’Anci, sull’andamento dell’analisi sui beni immobili richiesti dai Comuni nell’ambito della ‘finestra’ del federalismo demaniale. Dai dati, aggiornati al 21 maggio, arriva la conferma che l’Agenzia del demanio stanno ancora esaminando le pratiche più complesse. Così come emerge che ad arrivare le conferme degli usi istituzionali seppur i piani di razionalizzazione dovrebbero essere già condivisi a livello centrale.
Il maggior numero di amministrazioni comunali che hanno visto le loro richieste accolte dal demanio sono in Lombardia (217), Veneto (119) ed Emilia Romagna (107). Sono invece Lazio (425), Veneto (351) e Lombardia (322) le Regioni con il maggior numero di beni che non saranno trasferiti ai Comuni.
Tra le motivazioni, che hanno spinto l’Agenzia del Demanio a rigettare le richieste avanzate dagli enti locali, spicca l’appartenenza dei beni al demanio idrico (25,3 per cento dei casi); a quello pubblico (19,2 per cento) oppure perché non di proprietà statale (16 per cento).
Si ricorda che, ultimato l’esame preliminare delle domande da parte dell’Agenzia, per gli enti locali si aprono due ‘strade’ alternative per arrivare all’effettivo trasferimento degli immobili statali. In caso di parere positivo, alla richiesta inviata entro il 30 novembre gli enti hanno 30 giorni dalla risposta per contattare l’Agenzia del Demanio e farsi consegnare la documentazione sul bene richiesto. Si apre poi un periodo di 120 giorni per analizzarla e svolgere sia un sopralluogo che l’attività tecnica necessaria per comprendere le reali condizioni degli immobili da rilevare.
FONTE: Asfel (Associazione servizi finanziari enti locali)