Il Miur comunica i numeri in corso di autorizzazione: entro il 31 agosto verranno assunti 28.781 nuovi docenti, di cui 13.342 su sostegno, più 4.599 Ata. L’amministrazione non solo continua ad occultare 30mila posti liberi, ma ha anche l’intenzione di assecondare la Ragioneria dello Stato che vuole finanziare l’operazione tenendo fermi gli stipendi dei neo-assunti per quasi dieci anni. In barba alla Costituzioni e alle indicazioni UE.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): siamo pronti a dare battaglia, non è possibile ‘raffreddare’ la carriera di decine di migliaia di dipendenti per mantenere una condizione di invarianza finanziaria sottoscritta illegittimamente tre anni prima.
Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, il Miur getta la maschera: quest’anno le immissioni in ruolo si effettueranno su poco più della metà dei posti disponibili. In attesa dell’imminente via libera da parte del Ministero dell’Economia, cui seguirà il decreto con suddivisioni provinciali e istruzioni, ai sindacati sono stati forniti i numeri in corso di autorizzazione: entro il prossimo 31 agosto verranno assunti 28.781 nuovi docenti, di cui 15.439 su posto comune e 13.342 su sostegno, più 4.599 di personale Ata. Anief contesta questi numeri, perché fortemente sottodimensionati: non si comprende per quale motivo, infatti, debbano essere esclusi dalle assunzioni 6mila docenti delle discipline, 7mila di sostegno, 13mila Ata e i circa 4mila ‘Quota 96’ a cui il Governo sta dando il via libera proprio in questi giorni.
Il sindacato ha dimostrato, numeri alla mano, che il numero di cattedre vacanti non è di sole 15mila unità: se al totale dei docenti già di ruolo (594.854) togliamo infatti i pensionamenti (15.414), arriviamo quasi a 580mila insegnanti di ruolo in servizio. Ma siccome l’organico di diritto dei docenti italiani per l’anno scolastico 2014/2015 è di 600.839 unità, sono circa 6mila le cattedre che rimarranno vacanti. Ancora più posti mancano all’appello per il sostegno: le 13.342 immissioni in ruolo riservate agli insegnanti specializzati non bastano per rispettare il rapporto 1 a 2 docenti-alunni previsto dalla legge. Questo avviene anche perché l’attuale organico continua ad essere riferito al 2006/07 e non alla effettiva copertura dei 222mila alunni con disabilità oggi frequentanti le nostre scuole: le cattedre per il sostegno agli alunni disabili dovevano quindi essere il 50 per cento in più, che corrispondono a circa altri 7mila posti.
Non va meglio il personale amministrativo, tecnico, ausiliario e le figure presenti nei convitti. Il Miur si è limitato a coprire i 4.599 pensionamenti, dimenticando quasi 13mila unità di personale Ata: si tratta di 2.692 assistenti amministrativi, 1.032 assistenti tecnici, 8.172 collaboratori scolastici, 126 cuochi, 104 collaboratori scolastici tecnici, 111 guardarobieri, 36 infermieri. Il Miur dovrà spiegargli perché dovranno rimanere nel limbo del precariato. E soprattutto, lo Stato italiano lo dovrà spiegare in autunno alla Corte di Giustizia europea, che potrebbe decidere per l’assunzione in blocco e a titolo definitivo di tutti i precari che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio.
Ma oltre che pochi, i contratti a tempo indeterminato del 2014 potrebbero essere anche pagati a caro prezzo: l’amministrazione ha infatti comunicato ai sindacati che ai neo-assunti non verrà infatti corrisposto il primo scatto stipendiale, fissato per contratto a due anni dall’immissione in ruolo. Chi non ha nemmeno un giorno di supplenza, come i vincitori del concorso a cattedra, dovrà attendere compimento del nono anno di servizio per vedersi incrementare lo stipendio che è già tra i più bassi dell’area Ocde e che nell’ultimo biennio è stato addirittura superato dall’inflazione di oltre 4 punti percentuali.
Anief si è già opposta alla decisione sottoscritta il 4 agosto del 2011 con la complicità di buona parte dei sindacati rappresentativi, facendosi più volte promotrice di emendamenti abrogativi in Parlamento: il meccanismo dell’invarianza finanziaria è anticostituzionale, perché determina discriminazioni tra lavoratori che svolgono le stesse mansioni e operano nello stesso comparto della PA. Inoltre, si continuano ad eludere le indicazioni dell’Unione europea, che ha riconosciuto il diritto agli scatti maturati durante gli anni del precariato e che ha già bocciato da tempo il principio imperativo dell’invarianza finanziaria nel momento in cui lede i diritti dei lavoratori.
“Chiedere di allungare ulteriormente l’abolizione del primo gradone stipendiale, come vorrebbe la Ragioneria dello Stato, sarebbe una vera ingiustizia – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – perché significherebbe ‘raffreddare’ la loro carriera per mantenere una condizione di invarianza finanziaria sottoscritta illegittimamente tre anni prima. Il sindacato ha calcolato che negli ultimi tre anni, questo ‘giochino’ è costato agli immessi in ruolo tra i 2mila e i 7mila euro. Noi a certi ricatti non ci stiamo e per questo – conclude Pacifico – porteremo avanti, ancora con più tenacia, la nostra battaglia per la salvaguardia di tutti i ‘gradoni’ stipendiali”.
Sugli scatti biennali per il personale precario, così come sulla ricostruzione per intero del pre-ruolo (e non dei soli primi 4 anni), e sulla progressione economica dei neo-assunti con relativa disapplicazione del contratto del 4 agosto del 2011 e il riconoscimento del primo gradone stipendiale, da tempo l’Anief ha attivato un contenzioso presso i tribunali del lavoro.
FONTE: ANIEF – Associazione Sindacale Professionale