Dal 1° gennaio in tutti gli enti pubblici, nazionali e locali, partirà la corsa delle stabilizzazioni. Interesserà almeno 50mila precari “storici” della Pa, secondo stime ministeriali che potrebbero essere riviste al rialzo in corso d’opera verso quota 80mila, all’interno di una platea che al netto di scuola e forze armate conta almeno 150mila titolari di contratti flessibili.
Le regole sono arrivate grazie al Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione, con la circolare n. 3 del 23 novembre 2017, che da il via il piano di stabilizzazione di 50 mila lavoratori precari impiegati nel Pubblico impiego.
Con la circolare n. 3 del 2017 , il Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione fornisce gli indirizzi operativi utili a valorizzare l’esperienza professionale ai fini della stabilizzazione dei lavoratori precari.
Le amministrazioni che hanno necessità di ricorrere a tipologie di lavoro flessibile dovranno privilegiare, per il reclutamento speciale, “l’utilizzo di risorse di turn over ordinario nel rispetto del principio dell’adeguato accesso dall’esterno”. Saranno assunti anche i vincitori di concorso. Ai precari storici inoltre non vincitori di concorso sarà assegnata una riserva del 50% nei bandi di concorso.
Le amministrazioni potranno, nel triennio 2018-2020, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni e con l’indicazione della relativa copertura finanziaria, assumere a tempo indeterminato personale non dirigenziale che successivamente alla data del 28 Agosto 2015 abbia prestato servizio, anche per un solo giorno, con contratti a tempo determinato o risulti titolare di un contratto flessibile (es. una collaborazione coordinata e continuativa) presso l’amministrazione che procede all’assunzione.
Il piano straordinario è rivolto ai soggetti che abbiano maturato alle dipendenze dell’amministrazione che procede all’assunzione almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni. Per i lavoratori a tempo determinato è necessario, inoltre, risultare già selezionato dalla medesima amministrazione con procedure concorsuali. Le procedure concorsuali riguarderanno procedure concorsuali riservate, in misura non superiore al cinquanta per cento dei posti disponibili, al personale non dirigenziale che possegga i seguenti requisiti.
L’unica condizione ulteriore è rappresentata dall’essere stati in servizio almeno un giorno dopo il 28 agosto del 2015, quando è entrata in vigore la legge delega sulla riforma della Pa di cui le nuove regole sul pubblico impiego e le stabilizzazioni sono un capitolo centrale nell’attuazione. In questo modo, la possibilità del posto fisso si apre anche a chi ha abbandonato l’amministrazione da oltre due anni, e ora può sperare di rientrarci stabilmente.
Per finanziare i nuovi contratti a tempo indeterminato, gli enti potranno pescare da un budget doppio:
- per quello a tempo indeterminato la spesa massima è fissata dai vincoli al turn over, che in ogni settore della Pa limitano le assunzioni possibili a una quota dei risparmi prodotta dalle uscite dell’anno precedente;
- per i lavori flessibili, invece, il limite è quello posto all’inizio della lunga fase delle manovre anti-crisi, che da sette anni impedisce di dedicare a collaborazioni e tempi determinati più del 50% della spesa destinata alle stesse voci nel 2009 (la regola è scritta all’articolo 9, comma 28 del decreto legge 78 del 2010).
Una terza carta nelle mani dell’amministrazione: si tratta del part time. La stabilizzazione, spiegano le norme, deve produrre posti di lavoro nelle stesse attività in cui sono, o sono stati, impegnati i precari interessati alla nuova chance. Ma le istruzioni ministeriali dicono che un contratto precario a tempo pieno si può trasformare anche in un posto stabile ma part time: offrendo un fattore di flessibilità in più alle amministrazioni, che per questa via potrebbero aumentare il numero di stabilizzazioni finanziabili a parità di risorse, ma anche un’opzione aggiuntiva al personale.