Levate di scudi contro le indicazioni che giungono rispetto alla riforma della struttura della nuova facoltà di medicina: ecco quali sono gli scenari attuali e quelli futuri.
Il dibattito verte soprattutto sul nuovo accesso al percorso di laurea di Medicina e chirurgia dopo l’abolizione del test d’ingresso e il superamento del numero chiuso, con l’abolizione delle procedure dei quiz a crocette che, negli anni, avevano dato vita ad un importante movimento di proteste e di opinione, oltre che a valanghe di ricorsi da parte degli studenti.
Riforma della facoltà di medicina: cosa cambia?
È già cambiato tutto a partire dall’11 Maggio scorso quando in Consiglio dei Ministri è stata approvata in via definitiva la riforma già passata alla Camera. Addio così ai test di ingresso per la facoltà di medicina, la riforma diventa legge.
La base della riforma di medicina 2025 rappresenta il libero accesso al corso di laurea, con iscrizioni libere che permettano a tutti quelli che lo desiderano di iscriversi senza problemi alla facoltà di medicina, dopo l’abolizione del test di ingresso. Questo fatto di per se, però, non significa che Medicina diverrà una facoltà a numero aperto, poiché medicina rimarrà comunque una facoltà a numero chiuso con soli 20mila posti a disposizione su una graduatoria nazionale con un numero di aspiranti che, si stima, potrebbe essere almeno 4 volte tanto, circa 70/80mila.
Le nuove regole per mantenere l’iscrizione
Secondo la riforma entreranno in vigore nuove regole però per rimanere iscritti alla facoltà di Medicina, dopo il primo semestre-filtro gli studenti dovranno affrontare, e superare, se vorranno rimanere a Medicina, tre esami, strutturati in 31 domande in 45 minuti per ogni materia.
Questi 3 esami di profitto dei tre insegnamenti si svolgeranno nella stessa data e contemporaneamente in tutte le università in cui è attivo il semestre aperto. Per ciascuna prova d’esame gli studenti dovranno rispondere a trentuno domande, avendo a disposizione al massimo 45 minuti di tempo per insegnamento. Le tre materie che gli aspiranti medici studieranno nel semestre aperto sono chimica e propedeutica biochimica, fisica e biologia, medesime materie sulle quali, poi, dovranno sostenere gli esami a febbraio.
Risultano diffuse poi ulteriori informazioni sulla struttura didattica valutativa che caratterizzeranno i nuovi percorsi di laurea. Le future prove d’esame saranno valutate con la ‘vecchia’ metodologia dei trentesimi, oltre alla lode. Allo studente sarà possibile rifiutare uno o più voti se non ne è soddisfatto e ripetere – per una seconda e ultima volta – la specifica prova per cui ha rifiutato l’esito.
A ciascun insegnamento – si apprende – si attribuiranno sei crediti formativi, mentre spetterà ai singoli Atenei, nel rispetto della propria autonomia, il compito di definire, disciplinare la metodologia didattica più adatta e di conseguenza provvedere ad adeguare i piani di studio per l’erogazione degli insegnamenti.
Questo percorso potrà essere ripetuto, ma non per sempre, come riportato attraverso le indiscrezioni, nella normativa sarà prevista la possibilità di essere iscritti al semestre aperto al massimo per tre volte. La graduatoria nazionale formata al fine di selezionare uno dei 20mila posti a disposizione uscirà fuori in base ai voti ottenuti nelle tre prove.
Come ne Il Gattopardo “tutto cambia per non cambiare”?
La presa di posizione forse più negativa di tutte, avverso le nuove regole per gli aspiranti medici, odontoiatri e veterinari arriva da Anaao Assomed, sindacato dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale che per bocca del proprio segretario nazionale Pierino Di Silverio ha rilasciato dichiarazioni tranchant, diffondendo alla stampa e alle autorità una nota che recita, testualmente: “Cambiare tutto per non cambiare (quasi) niente, così la tanto sbandierata eliminazione del numero chiuso non c’è stata ma si è palesata, per fortuna, come un test nazionale (anche oggi lo è) con argomenti finalmente di natura medica e con corsi di preparazione organizzati dalle università“, ha dichiara il segretario.
“Un in bocca al lupo alle famiglie degli studenti” si legge ancora nella nota di Silverio, che conclude evocando lo spettro dei baronati e dei poteri forti, chiedendo anche se la valutazione “dipenderà solo dal punteggio dei test? O si rischia di tornare il baronato selvaggio che abbiamo per anni combattuto e che ha portato a una prova nazionale?”.
Le nuove regole per restare iscritti alla facoltà dopo la prima fase aperta a tutti sembrano essere veramente una formula penalizzante per coloro che non dovessero poi riuscire ad andare oltre, che farebbe perdere mesi, se non anni agli studenti, tanto che da alcune voci che si sono levate si è generata l’immagine di ‘studenti precari’ intrappolati in una ‘iscrizione a tempo determinato’, quasi un antipasto del mondo del lavoro che incontreranno. Lo spauracchio ricorsi è comunque più vivo che mai ed agitato da diverse voci in contrasto con la riforma.