Impazzano le polemiche per uno sfogo social: un video su TikTok, divenuto virale dove una giovane alunna piange disperata per un “voto basso”, un 9 e mezzo quando invece voleva un 10.
La sofferenza, che diviene un pianto, di una studentessa su TikTok ha aperto un dibattito molto più profondo, che tocca le radici della nostra situazione sociale, scatenando polemiche sul sistema scolastico, sul labile equilibrio dei giovani e la loro incapacità ad accettare i no ed i fallimenti, anche se proprio di fallimento non si può trattare, ma al massimo di un non perfetto match tra cosa ci si aspetta di ottenere, cosa si vuole ottenere e cosa si ottiene in realtà.
Il video della discordia: il pianto su TikTok per il “voto basso”, che in realtà è un 9 e mezzo
Nel video che è divenuto fatto di cronaca, con 2milioni e mezzo circa di visualizzazioni, la ragazza confessa di non giudicare chi gioisce per un buon voto come il 9,5 da lei ricevuto. In realtà la ragazza comprende e accetta di aver conseguito un buon risultato che però non le basta e non la soddisfa.
Prevale la frustrazione per non essere riuscita a raggiungere la perfezione, soprattutto se paragona il suo voto al 10 ricevuto invece da un compagno.
Tantissimi i commenti, da quelli più ironici, a quelli degli haters, gli ‘odiatori’ che si scagliano contro la giovane, ai molti ragazzi e ragazze che in un certo senso concordano con la ragazza nell’individuare nella pressione scolastica un pericolo per la salute mentale dei giovani, aprendo un dibattito su studenti e competitività, a volte esasperata.
I bulli della mia epoca avrebbero fatto saltare in aria l’intera scuola. pic.twitter.com/WCAt7VHr9y
— Fran Altomare (@FranAltomare) February 7, 2025
Non è il primo caso
Non è la prima volta che scuola e lacrime fanno balzare alle cronache e registrano così tante visualizzazioni da divenire virali su tik tok, soprattutto se si parla di giovani ragazze e di scuola.
Il video di un’altra studentessa tiktoker in una situazione simile era andato virale su TikTok nel novembre del 2023, raggiungendo anche in questo caso circa due milioni di visualizzazioni. Quella giovane studentessa si era ripresa anche lei mentre piangeva disperata, con il trucco che colava dagli occhi, lamentandosi pesantemente sul carico di studio alla quale era sottoposta.
Il testo virgolettato, trascritto da Webboh un portale molto seguito e noto tra i membri della Gen Z diceva testualmente: “Ragazzi ve lo giuro, mi bruciano gli occhi per quanto sto piangendo… allora la situazione è questa: domani ho il compito di italiano, mercoledì ho il compito di fisica, giovedì una probabile interrogazione di inglese, venerdì compito di spagnolo e l’interrogazione di italiano, sabato compito di giapponese. Chiedetemi come mi sento! L’ansia e lo stress per la scuola è molto altro, non l’avrei mai detto ma non vedo l’ora di finire il 5 anno solo per non sentirmi più così tesa”.
Una generazione ossessionata dalla perfezione?
Stress insostenibile dunque e disperazione per non aver raggiunto la perfezione sono la cifra di questa generazione sempre più stressata, triste e disperata, nonostante sia la generazione più accudita, più sostenuta dalle famiglie, con più disponibilità economica di sempre.
Forse siamo solo di fronte a ‘bimbi viziati’ che non accettano di dover crescere o semplicemente così viziati da non essere proprio in grado di comprendere il senso di un no e comunque di non accettarlo? Su questi temi il celebre psichiatra Paolo Crepet ha più volte lanciato l’allarme sulla condizione dei giovani nel nostro Paese, e più volte si è pronunciato in modo anche ‘forte’ prendendo posizione.
Ai microfoni de il Corriere della Sera nel giugno 2023, a proposito della condizione psicologica dei giovani di oggi, da più parti considerata alquanto fragile, Crepet ha definito i genitori di oggi: “Servi dei propri figli” perché “Fanno fare loro ciò che vogliono in modo da evitare conflitti”.
Le sue parole hanno toccato anche temi vicini alla scuola. “Coesistono due fenomeni” ha spiegato nell’intervista facendo riferimento alla generazione Z “da una parte la tendenza all’autoisolamento, la diffusa perdita di speranze, la difficoltà di vedere il futuro. Ma non è solo questo, il senso di rinuncia convive con un atteggiamento opposto: la rabbia, la violenza, la prepotenza del bullismo.” ha spiegato Crepet.
La realtà dei fatti è quella che raccoglie anche voci preoccupate, come i racconti di una nonna che scopre l’anoressia della giovane nipote, legata alla pressione per i voti alti. In molti, anche nel caos della rete invocano la necessità di un supporto psicologico adeguato.
Il report dell’UNICEF sulla salute mentale dei giovani
Un importante strumento per contestualizzare e analizzare questo tipo di fenomeni, può essere rappresentato dal report dell’UNICEF sulla salute mentale dei giovani europei che permette di dare uno sguardo ai dati e di fare importanti riflessioni. Pubblicato nel Luglio 2024 il rapporto descrive come, sebbene l’Europa sia una regione dove il benessere sociale è tra i più sviluppati, l’infanzia continui ad essere messa pesantemente a rischio da povertà, disagio psichico, cambiamento climatico.
I dati, pubblicati in The State of Children in the European Union 2024, contava in oltre 11 milioni i bambini e i ragazzi residenti nell’Unione Europea che soffrono di disturbi psichici. Nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni, circa l’8% soffre di ansia e il 4% di depressione. In questa fascia di età il suicidio è la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali. Anche a livello mondiale i dati sono significativi, con il 48% dei problemi di salute mentale che si va a manifestare entro i 18 anni e nonostante molti casi rimangano non individuati e non trattati, ben un adolescente su sette registra problemi di salute mentale, su un totale globale di quasi un miliardo di persone.
I dati sull’accesso degli Europei più giovani ai servizi per la salute mentale seppure molto limitati, mostrano come nel 2022, quasi la metà dei giovani adulti, con una età compresa tra i 18 e i 29 anni, non sia riuscita a soddisfare i propri bisogni di assistenza, ribadendo la carenza di investimenti nei servizi per la salute mentale rispetto a quelli messi in campo per la salute fisica.
La salute mentale dei minori, oltre a comprendere depressione e ansia, viene influenzata e si modifica anche in base ad aspetti più ampi, profondi e difficili da individuare e diagnosticare come la vita quotidiana, la connessione sociale e la percezione della propria felicità ed infelicità che aumenta anche nella benestante Europa. I dati del report ci dicono infatti come tra i quindicenni europei, cittadini dei 23 paesi per i quali questo tipo di dati è disponibile, i livelli di soddisfazione sono scesi dal 74% nel 2018 al 69% nel 2022, con oltre 220.000 ragazzi che dichiarano una soddisfazione di vita inferiore rispetto a quattro anni prima.
Occorre aumentare la spesa per la salute mentale
Per questi dati e per altri numeri e tendenze, l’UNICEF e l’OMS hanno raccomandato un impegno dell’Unione verso l’aumento della spesa sanitaria nazionale per la salute mentale, attualmente in media al 3,6% ad almeno il 10%. Sempre sul tema delle risorse finanziarie, la strada dovrebbe essere, sempre secondo le due organizzazioni, quella di una piena attuazione dell’accesso a servizi sanitari di qualità garantiti e gratuiti per tutti i minori bisognosi di sostegno psicologico.
La salute mentale dei più giovani deve essere un tema sempre più integrato nella politica europea, garantendone progettazione, monitoraggio, legislazione e programmi di spesa, partendo da una maggiore sensibilizzazione su tematiche che tendono a essere stigmatizzate e a generare discriminazione, per andare verso una corretta alfabetizzazione in materia di salute mentale.