La pubblicazione realizzata dai ricercatori dell’Istituto utilizza un linguaggio chiaro e numerose illustrazioni per rendere più comprensibili i pericoli legati all’esposizione a solventi, adesivi, pitture, miscele e polveri di varia natura, che rappresenta un aspetto spesso sottovalutato dai lavoratori dei cantieri
Il cantiere edile risulta troppo spesso teatro di infortuni più o meno gravi per i suoi lavoratori, spesso stranieri. Le malattie professionali, inoltre, per quanto abbiano minore risonanza rispetto agli infortuni, hanno un’elevata incidenza nelle costruzioni. È questa la premessa da cui parte l’opuscolo “Il rischio chimico nel settore edile. Se lo conosci lo eviti”, realizzato da ricercatori dell’Inail con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza e le conoscenze dei lavoratori di questo comparto su un pericolo troppo spesso sottovalutato. Dei 132 decessi collegati al rischio chimico registrati nel Sistema nazionale di sorveglianza degli infortuni mortali tra il 2002 e il 2012, infatti, circa il 18% è avvenuto proprio nel settore delle costruzioni, che figura al secondo posto, in termini di frequenza, dopo la metalmeccanica.
Un nuovo sistema per l’etichettatura e la classificazione. Solventi, adesivi, pitture, oli minerali, miscele e polveri di varia natura sono gli agenti chimici più comuni nei cantieri e il regolamento europeo entrato in vigore nel 2009 prevede un nuovo sistema per la loro etichettatura e classificazione. “Il regolamento armonizza la classificazione degli agenti chimici su scala internazionale, modificando il sistema adottato dalla Comunità europea – precisa Mauro Pellicci, ricercatore dell’Inail tra gli autori dell’opuscolo – Questo comporta anche la necessità di aggiornare le conoscenze dei lavoratori sulle nuove simbologie utilizzate per la comunicazione del rischio e l’esigenza di avere strumenti informativi indirizzati agli addetti di questo settore”.
Tutte le informazioni da conoscere, dalla gestione allo smaltimento.Nell’opuscolo i ricercatori Inail si soffermano, in particolare, sulla illustrazione delle informazioni riportate sulle etichette, sulle schede dei dati di sicurezza e sull’associazione tra le principali mansioni svolte nei cantieri e gli agenti chimici a cui si può essere esposti. “Le illustrazioni – spiega Pellicci – rappresentano lo strumento immediato per conoscere la pericolosità degli agenti utilizzati, mentre le schede consentono di completare e approfondire le indicazioni presenti sulle etichette, fornendo tutte le informazioni utili per gestire e utilizzare in modo corretto i prodotti chimici, dalle modalità di manipolazione, stoccaggio e trasporto alle misure di emergenza e protezione da utilizzare, fino allo smaltimento dei prodotti residui. La scheda di sicurezza è redatta dal fornitore o dal responsabile dell’immissione del prodotto sul mercato europeo, e per i prodotti chimici rappresenta l’equivalente del libretto di uso e manutenzione di una macchina”.
Descritte le modalità di introduzione nell’organismo. Tra le peculiarità della pubblicazione c’è l’utilizzo di un linguaggio e di una simbologia che punta a rendere più comprensibili i contenuti, tenendo conto dell’ambiente multietnico e dei diversi livelli di scolarizzazione che contraddistinguono in molti casi il comparto edile. “I temi affrontati nell’opuscolo – sottolinea infatti Pellicci – sono esposti facendo ricorso a varie illustrazioni. Ci siamo soffermati, per esempio, su come si presentano gli agenti chimici dal punto di vista fisico, su come vengono introdotti nell’organismo e sugli effetti che possono provocare”.
Attenzione anche alle mansioni svolte. L’opuscolo fornisce indicazioni chiare ed essenziali anche rispetto all’utilizzo sicuro per i più comuni prodotti chimici utilizzati nel settore e sulle misure di prevenzione e protezione da adottare nei casi in cui il rischio chimico non sia dovuto all’uso di agenti chimici etichettati come pericolosi, ma derivi da sostanze generate dalle lavorazioni svolte, come le operazioni di scavo, demolizione, movimento terra o le saldature, che possono rappresentare ulteriori fattori di rischio per la salute dei lavoratori.
FONTE: Inail
AUTORE: anna Di Russo