Il Consiglio di Stato, con una recente pronuncia (Sentenza 3140/2025), ha fatto luce su un aspetto cruciale per gli enti pubblici e i candidati ai concorsi: lo scorrimento delle graduatorie nella PA.
In particolare i giudici hanno provato a rispondere a questo quesito: come e quando è possibile utilizzare le graduatorie concorsuali esistenti per coprire nuovi posti di lavoro? La decisione ribadisce un principio fondamentale che mira a garantire trasparenza e imparzialità nelle procedure di assunzione.
Il Consiglio di Stato si pronuncia sullo scorrimento delle graduatorie nella PA
La questione centrale riguarda la possibilità di assumere persone già presenti in una graduatoria, anche quando i posti disponibili non erano previsti al momento dell’indizione del concorso originale, ma sono stati creati o modificati in un secondo momento.
Il diritto e la sua interpretazione: trasparenza prima di tutto
In passato, il Consiglio di Stato aveva già sottolineato che, in linea di massima, non si dovrebbero utilizzare le graduatorie di concorsi precedenti per coprire posti istituiti dopo l’avvio della selezione. Questo divieto ha una ragione precisa: evitare che le amministrazioni pubbliche possano, in qualche modo, “aggiustare” le loro strutture organizzative per favorire candidati specifici, di cui il nome è già noto. L’obiettivo è prevenire assunzioni “su misura” che minerebbero la parità di opportunità.
Tuttavia, la recente sentenza ha rianalizzato la normativa, in particolare l’articolo 91, comma 4, del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), integrandolo con le disposizioni più recenti. L’articolo 91 del TUEL stabilisce che le graduatorie dei concorsi comunali rimangono valide per tre anni dalla pubblicazione per la copertura di posti che si rendano disponibili in seguito, ma fa un’eccezione per le posizioni create o modificate dopo l’indizione del concorso.
Validità delle graduatorie e la priorità alla mobilità
È importante notare che la validità delle graduatorie concorsuali per la maggior parte delle pubbliche amministrazioni è stata ridotta a due anni, salvo diverse disposizioni regionali. Per gli enti locali, invece, la durata triennale stabilita dal TUEL rimane un punto fermo.
Il Consiglio di Stato ha ribadito che, pur essendo discrezionale la decisione di un ente di coprire o meno un posto vacante, una volta presa tale decisione, l’amministrazione deve giustificare la scelta del metodo di assunzione. In questa valutazione, è fondamentale considerare l’esistenza di graduatorie ancora valide. La giurisprudenza ha sempre favorito l’utilizzo di queste ultime, a meno che non ci siano ragioni specifiche, come normative di settore o particolari esigenze di interesse pubblico, che giustifichino un nuovo concorso.
Tuttavia, quando si tratta di coprire posizioni di nuova creazione o trasformate, la situazione cambia. Il divieto di scorrimento delle graduatorie in questi casi non è stato superato da successive normative, come l’articolo 17, comma 1-bis, del cosiddetto Decreto “Milleproroghe” del 2019. Quest’ultimo, infatti, concede agli enti locali la facoltà, non l’obbligo, di derogare a tale divieto per attuare i piani triennali dei fabbisogni di personale.
L’obbligo di motivazione per le deroghe
Secondo il Consiglio di Stato e la Corte dei Conti, questa “facoltà” di deroga implica che, qualora un’amministrazione decida di utilizzare una graduatoria per un posto nuovo o trasformato, deve fornire una motivazione molto stringente e dettagliata. Questa rigorosa giustificazione è necessaria per salvaguardare i principi di imparzialità e trasparenza, impedendo che le scelte di reclutamento siano influenzate dalla conoscenza dei nomi dei candidati già presenti in graduatoria.
Un esempio concreto
La sentenza ha analizzato il caso di un Comune che, nel suo Piano Integrato di Attività e Organizzazione per il triennio 2023/2025, ha dato priorità alla mobilità volontaria (lo spostamento di personale da un ente all’altro) e solo in via subordinata allo scorrimento delle graduatorie.
L’ente ha chiaramente motivato questa scelta, evidenziando la volontà di non favorire specifici candidati le cui generalità erano note al momento dell’istituzione di un nuovo posto (passato da categoria B3 a C1). La decisione è stata considerata adeguatamente motivata e priva di irregolarità.
In sintesi, il Consiglio di Stato ha confermato che lo scorrimento delle graduatorie è la modalità preferenziale per assumere nuovo personale pubblico, ma tale possibilità è preclusa quando si tratta di posti di nuova istituzione o trasformazione. Questa limitazione serve a proteggere la correttezza delle procedure e la fiducia dei cittadini nella pubblica amministrazione. La deroga a questo principio è possibile, ma solo con una motivazione robusta che dimostri l’assenza di favoritismi.