Con l’arrivo dell’estate, per aziende e dipendenti torna un appuntamento importante: la verifica delle ferie maturate ma ancora non godute, e in tal senso è molto importante la scadenza imminente del 30 giugno 2025.
Questo è infatti Il termine da segnare in calendario, data entro la quale dovranno essere necessariamente fruite le ferie relative all’anno 2023 per evitare sanzioni e adempimenti extra a carico del datore di lavoro.
Ferie: un diritto tutelato dalla legge
Il diritto al riposo annuale è sancito dalla Costituzione italiana, che garantisce a ogni lavoratore periodi di pausa retribuiti per tutelare il benessere psicofisico e favorire la conciliazione tra vita lavorativa e privata. A livello normativo, la legge 66/2003 stabilisce un minimo di quattro settimane di ferie annue da riconoscere a ogni dipendente. Queste settimane devono essere distribuite secondo criteri precisi:
- Due settimane devono essere fruite nell’anno in cui maturano.
- Le restanti due settimane devono essere utilizzate entro i 18 mesi successivi, salvo diverse previsioni contrattuali.
Nel caso delle ferie maturate nel 2023, il termine ultimo per la fruizione è quindi fissato al 30 giugno 2025.
Eccezioni previste dai contratti collettivi
Alcuni CCNL (Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro) possono estendere il termine dei 18 mesi. Ad esempio, nel settore chimico-farmaceutico, il periodo concesso arriva a 30 mesi dal termine dell’anno di maturazione. Tuttavia, in assenza di specifiche deroghe contrattuali, resta valido il limite generale previsto dalla legge.
Le conseguenze per chi non rispetta i termini
Se le ferie arretrate non vengono concesse entro la scadenza, l’azienda è esposta a tre principali rischi:
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Versamento anticipato dei contributi
Il datore sarà obbligato a calcolare e versare in anticipo i contributi previdenziali e assistenziali sulle ferie non godute, anche se il dipendente potrà usufruirne successivamente. -
Sanzioni pecuniarie
L’ispettorato del lavoro può irrogare multe che variano in base all’estensione della violazione:-
Da 120 a 720 euro per un singolo lavoratore.
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Da 480 a 1.800 euro per irregolarità che coinvolgono oltre cinque dipendenti o reiterate per almeno due anni.
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Da 960 a 5.400 euro se il numero di lavoratori interessati supera le dieci unità o la violazione persiste da almeno quattro anni.
In ogni caso, le autorità possono imporre all’azienda di garantire al dipendente il recupero delle ferie non utilizzate.
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Richiesta di risarcimento danni
Il lavoratore può avviare un’azione legale per ottenere un risarcimento, se dimostra di aver subito un danno, anche di natura non patrimoniale, a causa della mancata fruizione del riposo annuale.
Obbligo di fruizione: niente pagamento in busta paga
Le ferie, contrariamente ad altri istituti come permessi o straordinari, non possono essere monetizzate, salvo in due circostanze:
- Quando si superano le quattro settimane minime previste dalla legge (se previsto dal contratto).
- Alla fine del rapporto di lavoro, se rimangono giorni non goduti.
Per evitare complicazioni, i datori di lavoro possono imporre ai dipendenti di usufruire delle ferie residue, soprattutto se queste rientrano nel monte minimo legale e la scadenza si avvicina.
La scadenza del 30 giugno 2025: un’opportunità per pianificare meglio le ferie non godute e quelle future
Il rispetto del termine del 30 giugno 2025 non è solo un obbligo normativo, ma rappresenta anche un’occasione per aziende e lavoratori di riorganizzare tempi e carichi di lavoro, prevenendo contenziosi e garantendo un equilibrio sostenibile tra produttività e benessere personale.
In conclusione, è fondamentale che le imprese effettuino un controllo puntuale sulla situazione delle ferie maturate dai dipendenti e adottino per tempo le misure necessarie, così da evitare sanzioni e favorire una corretta gestione del personale.