Scopri quando l’INPS sospende o revoca la prestazione: ecco cosa succede quando superi il limite di reddito relativo all’assegno di invalidità.


Chi percepisce l’assegno mensile per invalidità civile sa quanto sia importante prestare attenzione ai requisiti richiesti, in particolare a quello economico. Non tutti sanno però che superare anche di poco il limite di reddito stabilito dalla legge può far perdere temporaneamente o definitivamente il diritto alla prestazione. Quando si parla di semplice sospensione e quando invece scatta la revoca? Facciamo chiarezza.

Chi ha diritto all’assegno per invalidità parziale e come funziona

L’assegno mensile di assistenza è un contributo economico pensato per chi si trova in condizioni di invalidità civile tra il 74% e il 99% e ha un’età compresa tra i 18 e i 67 anni. Per accedere al beneficio è necessario anche risiedere in Italia in modo stabile e rientrare in precisi limiti reddituali. Si tratta di una misura prevista dalla legge n. 118 del 1971, nata per supportare economicamente chi ha una ridotta capacità lavorativa. Inoltre, dal 2020 è stato chiarito che si può ricevere l’assegno anche se si ha un’occupazione, a condizione che il reddito annuo non superi la soglia stabilita dall’INPS.

Assegno di invalidità: cosa succede se superi il limite di reddito? La soglia da non oltrepassare nel 2025

Ogni anno l’INPS pubblica una circolare con gli importi aggiornati in base alla perequazione. Per il 2025, il tetto massimo di reddito personale previsto per poter ricevere l’assegno è fissato a 5.771,35 euro lordi annui.

Chi rientra in questa soglia ha diritto a un importo mensile di 336 euro, corrisposto per tredici mensilità. Superarla, anche solo di poco, comporta la perdita del beneficio per l’anno di riferimento.

Come si calcola il reddito? Ecco cosa conta (e cosa no)

Nel calcolo dei redditi validi ai fini dell’assegno, vengono considerati tutti i guadagni che rientrano nella base imponibile IRPEF, al lordo delle ritenute fiscali. In concreto, si sommano stipendi, pensioni, rendite da investimenti, affitti percepiti e qualsiasi altra entrata tassabile.
Sono invece esclusi – perché non soggetti a IRPEF – l’indennità di accompagnamento, quella di frequenza, le pensioni di guerra, le rendite INAIL da infortunio sul lavoro, il valore della casa principale e l’assegno stesso di invalidità.

Facciamo un esempio pratico: se nel 2025 una persona con contratto part-time percepisce 4.500 euro lordi all’anno e riceve 600 euro di interessi bancari, il reddito complessivo ammonta a 5.100 euro, rientrando quindi nel limite previsto. Ma se nello stesso anno incassa anche 1.000 euro da un affitto, il totale sale a 6.100 euro e, superando la soglia stabilita, l’assegno non è più erogabile.

Sospensione o revoca? Le differenze da conoscere

Se in un anno il reddito dichiarato supera il limite stabilito, l’INPS sospende la prestazione e chiede la restituzione degli importi eventualmente già erogati. Tuttavia, l’anno successivo sarà possibile ripresentare la domanda, a condizione che la nuova situazione reddituale rientri nei parametri previsti.

Diverso è il caso in cui il beneficiario omette di presentare il modello RED, cioè il modulo con cui si comunica ogni anno all’INPS la propria situazione economica. In questo caso, l’ente previdenziale invia un sollecito e concede 60 giorni per regolarizzare. Se non si riceve risposta, scatta la sospensione per 120 giorni. Trascorso anche questo termine senza che la situazione venga chiarita, l’assegno viene revocato definitivamente e l’INPS procede al recupero delle somme non dovute.

In conclusione: occhio al reddito e alle scadenze

L’assegno mensile per invalidità civile parziale è un sostegno prezioso, ma si regge su un equilibrio delicato. Oltre a mantenere invariata la percentuale di invalidità riconosciuta, è fondamentale monitorare ogni anno i propri redditi e inviare puntualmente i dati richiesti dall’INPS.

Rispettare il limite di 5.771,35 euro lordi all’anno significa mantenere il diritto ai 336 euro mensili. Superarlo o dimenticare la comunicazione può invece costare caro, fino alla revoca definitiva dell’assegno.