Crisi in Medio Oriente: Israele attacca l’Iran, l’Occidente si spacca mentre l’Italia invoca la diplomazia. Ecco tutti i dettagli e le reazioni nel mondo.


Nella notte tra il 13 e il 14 giugno, il Medio Oriente è piombato in una nuova e drammatica fase di instabilità. Israele ha lanciato una vasta offensiva aerea contro l’Iran, colpendo un centinaio di obiettivi ritenuti strategici, inclusi impianti legati al programma nucleare di Teheran. Oltre 200 velivoli dell’Aeronautica israeliana hanno partecipato all’operazione, supportati da agenti dell’intelligence estera, nel tentativo di infliggere un colpo decisivo alle capacità militari iraniane.

Israele attacca Iran: i motivi

La giustificazione di Tel Aviv, che ha definito l’intervento come un “attacco preventivo”, ha suscitato sorpresa e preoccupazione a livello internazionale. Secondo fonti interne all’esercito israeliano, citate dal Times of Israel, il programma nucleare iraniano sarebbe giunto a un livello tale da costituire una minaccia diretta alla sopravvivenza dello Stato ebraico. Il Capo di Stato Maggiore, Eyal Zamir, ha parlato pubblicamente di un “punto di non ritorno”. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha rivendicato l’azione militare, affermando di aver “neutralizzato il cuore del programma di arricchimento dell’Iran” e i suoi presunti piani per sviluppare armamenti atomici.

Reazioni internazionali

La reazione internazionale non si è fatta attendere. Gli Stati Uniti hanno preso le distanze, definendo l’operazione israeliana una scelta “unilaterale”. Sebbene informata in anticipo dell’attacco, l’amministrazione americana – per bocca del presidente Donald Trump e del segretario di Stato Marco Rubio – ha chiarito di non avervi preso parte. Al contempo, Washington ha messo in stato di massima allerta il Comando Centrale (CENTCOM) e ha avvertito Teheran di non colpire le truppe statunitensi presenti nella regione.

Russia e Cina hanno condannato apertamente le azioni di Israele. Pechino ha espresso “profonda preoccupazione” per i possibili sviluppi, mentre il Cremlino ha denunciato il rischio di un’escalation fuori controllo. Dall’Europa, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha lanciato un appello alla calma, sollecitando tutte le parti coinvolte a ridurre la tensione e a evitare ritorsioni. “Serve un ritorno immediato alla diplomazia”, ha dichiarato in un messaggio sui social.

Anche il mondo arabo si è schierato contro l’intervento israeliano. Paesi come Oman, Arabia Saudita, Egitto, Qatar, Turchia e Libano, insieme ad altri attori regionali, hanno parlato di “aggressione” e avvertito che simili azioni non faranno che alimentare ulteriormente le tensioni.

La posizione e la situazione dell’Italia

In Italia, la crisi viene seguita con grande attenzione. Il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha avuto contatti diretti con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e il titolare della Difesa Guido Crosetto. Tajani, ha fatto sapere Fontana, riferirà in Parlamento il 14 giugno. “È fondamentale – ha affermato – che il Parlamento sia costantemente aggiornato in un momento così delicato”.

Da Palazzo Chigi è emersa la preoccupazione del governo italiano, che ha riunito in videoconferenza i principali vertici istituzionali, compresi i responsabili dell’intelligence. “Non è uno scenario che ci coglie impreparati”, ha commentato il ministro Crosetto. “Ma si è aperto un nuovo fronte, e non ne sentivamo il bisogno”.

L’invito della Farnesina ai residenti italiani in Iran

Il Ministero degli Esteri, intanto, ha contattato i circa 450 cittadini italiani presenti in Iran, sconsigliando qualsiasi spostamento nel Paese. Tajani ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, al quale ha rivolto un appello per evitare un’escalation che rischierebbe di coinvolgere l’intera area mediorientale. “Serve un ritorno immediato al dialogo”, ha ribadito, confermando di aver espresso lo stesso concetto anche al ministro israeliano Gideon Sa’ar.

In una serie di incontri con rappresentanti della diplomazia internazionale, Tajani ha discusso della situazione anche con il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, e con il ministro degli Esteri dell’Oman. Dalla Aiea sono arrivate le prime analisi sulle conseguenze degli attacchi ai siti nucleari iraniani, mentre con Israele e Oman si cerca di mantenere aperti canali diplomatici.

L’Italia, ha aggiunto il ministro, continua a ritenere indispensabile anche la cessazione immediata delle operazioni militari nella Striscia di Gaza, che stanno causando gravi sofferenze alla popolazione civile palestinese. “La diplomazia è l’unica via d’uscita – ha sottolineato Tajani – in un contesto che rischia di degenerare in un conflitto ancora più ampio e devastante”.