Dopo le mille incertezze che hanno caratterizzato l’acconto Tasi di ottobre, questa volta l’ennesima grana per i contribuenti e i professionisti riguarda l’Imu sui terreni montani e arriva a pochi giorni dalla scadenza del saldo (16 dicembre).

Sul banco degli imputati c’è il decreto del Mef che ha limitato l’esenzione totale dall’Imu ai soli terreni ubicati nei comuni con altitudine superiore ai 600 metri (sono in totale 1.578 municipi), mentre negli enti da 281 a 600 metri slm (2.568 centri) ne potranno godere solo i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali.

Nei restanti 4.000 comuni non ci sarà alcuna chance di evitare l’appuntamento con l’Imu di dicembre. I sindaci, però, non fanno salti di gioia per questo inatteso surplus di entrate perché (secondo una prassi ormai consolidata nella fi nanza locale), in attesa di incassare realmente le compensazioni, il Mef ha decurtato subito il Fondo di solidarietà comunale di 350 milioni, lasciando ai primi cittadini l’ingrato compito di recuperare l’Imu agricola in meno di due settimane. Ecco perché dall’Anci è arrivata uffi cialmente ieri la richiesta di uno slittamento del pagamento al 2015. «Per le criticità derivanti ai contribuenti e per le gravi ripercussioni sui comuni interessati».

L’Anci, sin dall’approvazione e poi conversione del dl 66, ha evidenziato le gravi criticità contenute nella norma che esentava dall’Imu i terreni montani, proponendo varie modifiche, nonché evidenziando i problemi nelle sedi istituzionali di confronto.

A riguardo, sono state prodotte da Ifel note tecniche e si è formalmente posta la questione ai Ministri competenti, da ultimo con lettera del 28 ottobre, in cui si evidenziava la preoccupazione posta dalla norma e si chiedeva il posticipo al 2015, in quanto la sua applicazione rischiava di provocare variazioni non governate delle risorse effettivamente disponibili per i Comuni considerati montani, oltre che disorientamento nei contribuenti tenuti al pagamento per fattispecie di cui ancora non si conosceva l’imponibilità. Si censurava inoltre il grave ritardo nell’adozione del decreto ministeriale, che oggi giunge in prossimità della scadenza del pagamento.

L’Anci proponeva e continua a proporre uno slittamento al 2015 sia per le criticità derivanti ai contribuenti, sia per le gravi ripercussioni sui Comuni interessati, dopo la scadenza dei termini per l’assestamento, senza considerare gli errori che si sono evidenziati nelle tabelle di riparto del taglio.

Stiamo parlando di una decurtazione al Fondo di solidarietà di 350 milioni, che  crea gravi difficoltà a 4 mila Comuni montani, soprattutto piccoli, impossibilitati ad incassare per tempo le dovute compensazioni con il gettito Imu sui terreni agricoli montani.

La cifra è stata definita considerando una stima sui maggiori introiti che i Comuni dovrebbero incassare proprio a fronte della revisione delle esenzioni Imu. Ma è stata anche resa nota con grave ritardo, a ridosso della chiusura dell’anno, e basandosi su criteri per la determinazione delle stime quanto mai incerti. La scelta dell’altimetria del centro abitato quale unico criterio di distinzione penalizza gravemente i territori montani di molti Comuni caratterizzati da rilevanti dislivelli.

Tutto ciò provoca effetti che potrebbero risultare insostenibili, sia nei confronti di possessori di terreni mai inclusi finora nell’imposta immobiliare, sia sui bilanci dei Comuni: infatti, i 350 milioni saranno subito decurtati, mentre il recupero di quelle cifre attraverso i pagamenti Imu ed entro la fine dell’anno risulta quanto mai improbabile, a causa dei tempi strettissimi per l’informazione dovuta ai contribuenti non più esenti.

Come se non bastasse, i Comuni soggetti al Patto di stabilità sarebbero ulteriormente danneggiati dal rischio di non poter considerare a bilancio gli introiti derivanti dal pagamento dell’Imu ‘per competenza’, in quanto obbligati a verificarne l’effettivo incasso.

Più in generale e’ del tutto inverosimile che il gettito venga pagato con la necessaria completezza alla scadenza del saldo Imu del prossimo 16 dicembre. Gli oltre 4 mila Comuni coinvolti, in cui risiedono 28 milioni di abitanti, si ritroverebbero così con un ulteriore taglio di risorse (per 700 enti maggiore del 5% del totale delle entrate), non coperto da un corrispondente maggior gettito Imu.

Il rinvio della scadenza, che con tutta probabilità sarà spostata a giugno del 2015 in concomitanza con l’acconto della futura «tassa locale», è però solo la prima mossa, perché anche i criteri utilizzati per individuare i nuovi contribuenti hanno bisogno di una revisione decisa se non vogliono andare incontro a un sicuro contenzioso.

Per definire la geografia dei pagamenti, infatti, il decreto ha diviso i Comuni in tre fasce, sulla base dell’«altitudine al centro», misurata cioè nel punto in cui si trova il municipio: l’esenzione totale sarebbe stata limitata ai Comuni con altitudine superiore a 600 metri, mentre fra 281 e 600 metri l’Imu avrebbe evitato solo i terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali e nei Comuni fino a 280 metri avrebbe invece coinvolto tutti.

 

 

 

FONTE: ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani

 

 

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