In occasione della recente riunione tecnica in Conferenza Unificata, ANCI e IFEL hanno esaminato, con delle critiche e nuove richieste, lo schema di decreto legislativo che intende avanzare la riforma del sistema dei tributi regionali e locali nell’ambito del federalismo fiscale.


Il provvedimento, che attua l’articolo 14 della legge delega n. 111 del 9 agosto 2023, ha suscitato non poche perplessità da parte dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) e dalla fondazione IFEL-ANCI, che hanno presentato un articolato documento di osservazioni e rilievi critici.

Riforma fiscale, le critiche di ANCI e IFEL al decreto

Secondo l’ANCI, il testo attualmente in discussione non recepisce i nodi centrali di una riforma che dovrebbe, nelle intenzioni, rafforzare l’autonomia finanziaria degli enti locali. Anzi, la bozza di decreto introdurrebbe cambiamenti che rischiano di compromettere gli equilibri economici dei Comuni. Al centro delle critiche, in particolare, la previsione di una nuova compartecipazione regionale all’IRPEF che, nei fatti, andrebbe a sostituire importanti trasferimenti statali destinati ai servizi essenziali di livello comunale, come il welfare, l’istruzione e il trasporto pubblico.

Alla luce delle criticità evidenziate, l’ANCI ritiene difficile raggiungere un’intesa istituzionale sul testo nella sua forma attuale. L’auspicio è che il Governo accolga le osservazioni formulate, introducendo le correzioni necessarie per una riforma che non si limiti a ridefinire le regole contabili, ma che rappresenti un vero passo avanti verso un federalismo fiscale equo, sostenibile e coerente con le esigenze dei territori.

In caso contrario, secondo l’Associazione, si rischia di perdere un’occasione decisiva per rafforzare davvero l’autonomia dei Comuni italiani, compromettendo l’obiettivo di una governance locale più efficiente e capace di rispondere ai bisogni dei cittadini.

I punti chiave del dissenso

L’ANCI ha messo nero su bianco le proprie riserve su più fronti. Innanzitutto, contesta l’esclusione nel testo dello schema di quelle misure che dovrebbero garantire una maggiore coerenza tra il sistema fiscale degli enti locali e i principi costituzionali. La riforma, afferma l’Associazione, avrebbe dovuto puntare su tre pilastri fondamentali: un recupero concreto della flessibilità nella gestione delle entrate, una semplificazione degli strumenti a disposizione dei Comuni per la riscossione e i controlli, e una compartecipazione reale ai tributi erariali, come previsto dall’articolo 119 della Costituzione.

Proprio su questo ultimo punto, l’ANCI sottolinea l’urgenza di introdurre forme di compartecipazione che riflettano il ruolo attivo delle amministrazioni locali nello sviluppo economico dei territori. Tra le proposte avanzate, quella di ancorare la quota comunale a tributi connessi all’economia locale, come l’IRES o l’ultimo stadio dell’IVA, in modo da rendere il prelievo più aderente al contesto territoriale e incentivare politiche locali di crescita.

Autonomia fiscale in bilico

Un altro fronte critico riguarda la cosiddetta “manovrabilità” del prelievo, ossia la possibilità per i Comuni di modificare in modo efficace aliquote e tariffe. Questo margine di intervento, giudicato essenziale per l’autonomia tributaria, è stato negli anni fortemente limitato da una serie di vincoli imposti dalle manovre finanziarie, che hanno portato a una compressione delle risorse disponibili. L’ANCI chiede di ripristinare concretamente questa facoltà, anche alla luce delle numerose funzioni aggiuntive che spesso vengono assegnate ai Comuni senza copertura finanziaria.

In particolare, l’associazione ricorda come l’aumento delle responsabilità, senza adeguati strumenti finanziari, abbia costretto molti enti a far leva sul prelievo locale in modo poco equilibrato, spesso con ricadute negative sui cittadini.

La gestione delle entrate: servono strumenti migliori

Il documento presentato in Conferenza Unificata fa inoltre riferimento alla necessità di rafforzare gli strumenti gestionali e di riscossione a disposizione degli enti territoriali. Soluzioni già prospettate in precedenti fasi di confronto tra ANCI e Governo, ma che non hanno trovato spazio nella versione attuale dello schema. L’Associazione ribadisce quindi l’urgenza di inserire tali misure nel provvedimento attuativo per evitare che la riforma si limiti a una revisione formale, senza effetti concreti sulla capacità amministrativa degli enti.

Il nodo irrisolto della compartecipazione regionale all’IRPEF

Tra gli aspetti più controversi, spicca la proposta contenuta nell’articolo 30 dello schema, che introduce come abbiamo già anticipato una compartecipazione regionale all’IRPEF in sostituzione dei fondi statali oggi destinati ai Comuni per le funzioni fondamentali. L’ANCI ha espresso una netta opposizione a questa impostazione, definendola una forma di ingerenza inappropriata nella gestione delle competenze comunali e una violazione dei principi costituzionali sull’autonomia finanziaria degli enti locali.

Secondo l’Associazione, infatti, una riforma rispettosa del dettato costituzionale dovrebbe prevedere che ogni risorsa destinata alle funzioni fondamentali sia attribuita direttamente ai Comuni, in quanto titolari di tali servizi. La proposta attuale, al contrario, attribuirebbe alle Regioni risorse che per loro natura dovrebbero restare nella disponibilità degli enti comunali.

Il documento ANCI-IFEL

Qui il testo completo con criticità evidenziate e richieste.