Può capitare che, anche dopo aver trasmesso correttamente la dichiarazione dei redditi con il Modello 730, il rimborso atteso non arrivi nei tempi previsti.
In molti casi, la causa del ritardo è legata a verifiche preventive avviate dall’Agenzia delle Entrate. Questi controlli non sono casuali: vengono attivati in presenza di determinate condizioni, soglie economiche o discrepanze nei dati dichiarati. Cosa determina l’attivazione di questi accertamenti e quali elementi possono far scattare la sospensione dell’accredito?
- Rimborso fiscale e debiti pendenti: cosa verifica il Fisco
- Compensazione automatica e blocco del rimborso
- I controlli preventivi che bloccano il rimborso 730
- Quando scattano i controlli dell’Agenzia delle Entrate
- Quali sono gli elementi di incoerenza che fanno scattare il controllo?
- Come tutelarsi: consigli utili per evitare ritardi nei rimborsi
Rimborso fiscale e debiti pendenti: cosa verifica il Fisco
Prima di procedere al rimborso di quanto dovuto, l’Agenzia delle Entrate è tenuta a verificare se il contribuente abbia pendenze con il Fisco per debiti iscritti a ruolo. Si tratta di importi non versati a seguito di cartelle esattoriali notificate, come ad esempio sanzioni, imposte o contributi non saldati.
A partire dalle dichiarazioni relative al 2024 (quindi dal 2025 in poi), è prevista una soglia oltre la quale il controllo scatta automaticamente: se l’importo da rimborsare supera i 500 euro, l’Agenzia effettua una verifica preventiva per accertare l’eventuale presenza di debiti pendenti. L’importo soggetto a controllo comprende anche gli interessi eventualmente maturati a favore del contribuente.
Compensazione automatica e blocco del rimborso
Nel caso in cui il contribuente abbia debiti pregressi, il Fisco può proporre una compensazione: in pratica, utilizza il credito risultante dal 730 per saldare le pendenze. Il cittadino riceve una comunicazione con cui ha 60 giorni di tempo per accettare o rifiutare la proposta.
Se rifiuta, il credito IRPEF rimane congelato e viene reso disponibile all’Agente della Riscossione, che potrà avviare azioni esecutive – come il pignoramento – entro il 31 dicembre dell’anno successivo alla proposta.
I controlli preventivi che bloccano il rimborso 730
Oltre alla verifica di eventuali debiti, l’Agenzia delle Entrate può attivare controlli preventivi sul Modello 730 per intercettare errori, incongruenze o situazioni a rischio, determinando un blocco dei rimborsi. In questi casi, l’erogazione del rimborso fiscale non sarà più a cura del datore di lavoro o dell’ente pensionistico, ma verrà effettuata direttamente dall’Agenzia delle Entrate, che potrà impiegare fino a sei mesi dalla scadenza per la trasmissione del modello 730 (ovvero il 30 settembre).
Ciò significa che il rimborso potrebbe arrivare entro il 31 marzo dell’anno successivo alla dichiarazione, anziché nei canonici mesi estivi.
Quando scattano i controlli dell’Agenzia delle Entrate
Il Fisco può attivare un controllo preventivo nei seguenti casi:
- se nel Modello 730 sono presenti elementi di incoerenza, secondo criteri definiti annualmente da un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate;
- se il rimborso IRPEF supera la soglia di 4.000 euro.
Anche in presenza di queste condizioni, il controllo non è automatico: l’Agenzia può decidere di non bloccare il rimborso in caso di contribuenti considerati affidabili o se l’elevato credito risulta coerente con i dati in possesso dell’amministrazione.
Quali sono gli elementi di incoerenza che fanno scattare il controllo?
I criteri di selezione per l’anno d’imposta 2024 non sono ancora stati ufficializzati, ma i parametri utilizzati negli anni precedenti permettono di individuare alcune situazioni ricorrenti che possono destare sospetti:
- differenze significative tra quanto dichiarato nel 730 e i dati presenti nei modelli F24, nelle Certificazioni Uniche (CU), o nelle dichiarazioni dei redditi degli anni precedenti;
- mancanza o incoerenza dei dati comunicati da soggetti terzi come banche, assicurazioni, enti previdenziali o il sistema Tessera Sanitaria;
- importi elevati indicati come crediti IRPEF trasferiti da anni precedenti e modificati rispetto a quanto inizialmente dichiarato;
- anomalie ricorrenti o precedenti controlli sfavorevoli riferiti allo stesso contribuente.
Ad esempio, se inserisci in dichiarazione detrazioni edilizie per spese non documentate nei bonifici bancari trasmessi all’Agenzia, oppure dichiari redditi da lavoro dipendente non coerenti con quelli della tua CU, il sistema può rilevare anomalie e sospendere l’erogazione del rimborso.
Come tutelarsi: consigli utili per evitare ritardi nei rimborsi
Per ridurre al minimo il rischio di blocchi o verifiche, è fondamentale presentare il Modello 730 in modo accurato, evitando discrepanze e assicurandosi che ogni dato sia supportato dalla relativa documentazione. È buona prassi:
- conservare tutte le ricevute e le certificazioni fiscali;
- verificare la coerenza dei dati inseriti con quelli in possesso dell’Agenzia;
- controllare i propri debiti iscritti a ruolo e saldarli prima della trasmissione della dichiarazione.
I controlli preventivi sul rimborso IRPEF non sono casuali né inevitabili. Conoscere le soglie, le regole e le situazioni che attivano i blocchi può aiutarti a gestire con maggiore consapevolezza il rapporto con il Fisco. Una dichiarazione coerente, completa e trasparente è il primo passo per ricevere il rimborso senza intoppi e nei tempi previsti.