Il piano intende colpire quelle multinazionali che utilizzano strategie ad hoc per aggirare le normative nazionali. Il G20 finanziario organizzato pochi giorni fa a Cairns in Australia ha dato il via libera al piano presentato dall’Ocse contro l’evasione e l’elusione fiscali a livello globale. Il G20 ha assegnato all’Ocse tramite il suo Global Forum sulla Trasparenza e lo Scambio di Informazioni il compito di sviluppare strumenti che possano supportare i Paesi in via di sviluppo nell’attività di contrasto all’erosione della base imponibile e al trasferimento dei profitti. Il Global Forum dovrebbe anche lanciare un progetto pilota per aiutare questi Paesi a adottare lo scambio automatico di informazioni, meccanismo che consente alle autorità fiscali degli Stati di inviarsi dati relativi ai contribuenti. Il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria ha spiegato che il piano intende soprattutto colpire quelle multinazionali che utilizzano strategie fiscali per eludere il fisco nazionale.

Questo mandato risponde a due report: il primo sull’impatto dell’erosione della base imponibile e del trasferimento dei profitti nei Paesi a basso reddito e il secondo, una roadmap per la partecipazione dei Paesi in via di sviluppo al nuovo standard globale per lo scambio automatico di informazioni.
L’Ocse riferirà ai leader G20 il prossimo novembre sul piano per approfondire il coinvolgimento dei Paesi in via di sviluppo nel progetto Beps (erosione base imponibile e trasferimento profitti).

Il Beps in Paesi a basso reddito
Il primo report sul Beps segue le prime sette raccomandazioni del piano d’azione pubblicate dall’Ocse lo scorso mese tra le quali vi è quella di indirizzare le sfide fiscali dell’economia digitale, quella di migliorare la trasparenza delle Amministrazioni fiscali e quella di assicurare la coerenza della tassazione sul reddito delle società a livello internazionale. Questo nuovo report riconosce che i rischi affrontati dai Paesi in via di sviluppo derivanti dall’erosione della base imponibile e dal trasferimento degli utili e le sfide nell’attuarli potrebbero essere differenti da quelli affrontati dalle economie avanzate.
Il report si basa sulle consultazioni con i Paesi in via di sviluppo per discutere le tematiche legate al Beps che costituiscono una priorità chiave, come per esempio il trasferimento dei prezzi e l’abuso dei trattati fiscali così come temi che non fanno parte del piano d’azione Beps quali gli incentivi fiscali che potrebbero erodere la base imponibile.
L’analisi Beps dell’Ocse individua aree in cui sono richiesti assistenza e strumenti per far sì che i risultati derivanti dall’attività Beps possano beneficiare pienamente dei Paesi a bassa capacità. Inoltre, evidenzia le azioni che i Paesi in via di sviluppo hanno intrapreso, molti grazie a un aiuto internazionale, il che indica ci siano buone opportunità per incrementare le entrate attraverso le politiche Beps e per creare un clima più certo e più stabile per gli investimenti.

Roadmap per i Paesi in via di sviluppo
La roadmap indica la via che devono seguire i Paesi poveri per partecipare al nuovo standard sullo scambio automatico di informazioni. Basata sulle consultazioni del Global Forum con i Paesi poveri, la Banca mondiale,  le altre organizzazioni internazionali e la società civile, la roadmap identifica i benefici, i costi e gli step che i Paesi in via di sviluppo devono affrontare per venire incontro al nuovo scambio automatico di informazioni standard.
I progetti pilota con i Paesi in via di sviluppo costituiscono uno degli aspetti chiave nei quali la roadmap sarà sviluppata. Più della metà dei 121 membri del Global Forum sulla Trasparenza e lo Scambio di Informazioni sono Paesi in via di sviluppo.

Pilastri dello scambio automatico di informazioni standard
Lo scambio automatico di informazioni standard è costruito su tre pilastri: la disponibilità di informazioni, la reportistica delle istituzioni finanziarie e lo scambio automatico di informazioni  con le parti del trattato. I primi due pilastri sono rilevanti per la gestione delle tasse a livello nazionale. Lo standard trae ispirazione dal Fatca e dagli attuali standard antiriciclaggio ed è concepito in modo tale che il principale carico relativo alla “due diligence” ricada sulle istituzioni finanziarie piuttosto che sui governi che dovrebbero aiutare a ridurre  i costi di attuazione.

 

 

FONTE: Fisco Oggi – Rivista Telematica dell’Agenzia delle Entrate

AUTORE: Claudia Scardino

 

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