Sono quelli evidenziati dal CESE che ha fornito indicazioni sulla valenza dello strumento considerato utile

Il Consiglio dell’UE, l’8 novembre 2013 ha deciso di consultare il Comitato economico e sociale europeo (CESE), in merito alla modifica della direttiva 2006/112/CEE relativamente al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto.
La direttiva del Consiglio obbliga i soggetti passivi alla presentazione delle dichiarazioni Iva, e allo stesso tempo offre agli Stati membri la flessibilità di determinare le informazioni richieste. Questo dà luogo a norme e procedure differenziate che disciplinano la presentazione delle dichiarazioni Iva nell’Unione, aumentando la complessità per le imprese e creando obblighi Iva che ostacolano gli scambi nell’Unione.
L’introduzione in ambito comunitario di una dichiarazione Iva standard per tutte le imprese operanti nell’Unione, permetterebbe loro di ridurre gli oneri sopportati e allo stesso tempo migliorare il funzionamento del mercato interno con un maggior potere di controllo da parte degli Stati membri.
 
Le lamentele espresse dalle imprese
Le imprese lamentano in misura crescente la difficoltà di ottemperare agli obblighi in materia di Iva quando svolgono la loro attività nell’Unione europea, soprattutto nel settore del commercio elettronico e della cessione di beni nel mercato interno, in cui l’acquirente è un privato e il fornitore è tenuto a registrarsi, dichiarare e versare l’Iva nello Stato membro del destinatario.
 
Il contesto attuale 
Attualmente il sistema dell’Iva prevede che le imprese compilino periodicamente dichiarazioni Iva che richiedono informazioni dettagliate necessarie per il pagamento e il controllo dell’imposta; tale obbligo può rivelarsi particolarmente complesso se si devono presentare dichiarazioni Iva in diversi Stati membri. La complessità deriva dal fatto che si devono fornire informazioni diverse, che tali informazioni non sono definite in modo armonizzato, che mancano orientamenti comuni, che esistono norme e procedure diverse per la presentazione della dichiarazione e le sue correzioni e che è necessario utilizzare la lingua nazionale. Tutti questi elementi, oltre a limitare gli scambi transfrontalieri, comportano un aumento degli oneri a carico delle imprese e una minor precisione e puntualità delle dichiarazioni Iva.
 
Il ruolo della dichiarazione Iva standard
Le predette difficoltà, nell’ambito degli scambi transfrontalieri, potrebbero essere superate con l’introduzione in ambito comunitario di una dichiarazione Iva standard. Tale dichiarazione, permetterebbe lo scambio tempestivo di informazioni tra gli Stati membri, rappresenterebbe un elemento cruciale per ridurre la frode e l’evasione fiscale e consentirebbe agli Stati membri di migliorare e semplificare il rispetto dei propri obblighi.
La dichiarazione Iva standard, obbligatoria per gli Stati membri e per le imprese che operano nell’ambito comunitario, permetterebbe una forte riduzione degli oneri per le imprese, e gli Stati membri sopporterebbero dei costi notevolmente al di sotto di quelli standard grazie al fatto che le informazioni sarebbero standardizzate.
Una dichiarazione Iva uniformata consentirebbe a tutte le imprese di presentare in ciascuno Stato membro informazioni normalizzate in un formato comune. In tal modo un’impresa che presenta una dichiarazione Iva in uno Stato membro può agevolmente compilare e presentare una dichiarazione Iva in un altro Stato membro in quanto le informazioni e la presentazione sono standardizzate.
È opportuno che la dichiarazione Iva standard sia applicabile a tutte le imprese; circoscriverla ad alcune categorie servirebbe infatti solo a ridurne il campo di applicazione, aumentando le complessità e diminuendo la riduzione degli oneri. Analogamente, per ridurre i costi e le complessità per gli Stati membri, a livello dell’Unione dovrebbe essere offerta un’unica dichiarazione.
 
Modalità e termini
Per ridurre al minimo gli oneri amministrativi è opportuno prevedere nella dichiarazione Iva un insieme limitato di informazioni obbligatorie. Si è optato per un periodo d’imposta mensile per tutte le imprese, ad eccezione delle microimprese, per le quali la presentazione della dichiarazione Iva standard deve avere scadenza trimestrale.
Si è fissata la scadenza comune minima per la presentazione della dichiarazione Iva standard alla fine del mese successivo al periodo d’imposta, pur lasciando agli Stati membri la flessibilità di prorogare tale periodo di un mese per evitare di aumentare gli oneri per le imprese.
Anche le scadenze di pagamento dell’imposta devono essere armonizzate per ridurre l’onere amministrativo e l’importo netto dell’Iva deve essere versato al momento della presentazione della dichiarazione Iva standard, o comunque alla scadenza del termine entro il quale la dichiarazione Iva standard deve essere presentata.
Per incoraggiare l’archiviazione elettronica è opportuno consentire la presentazione della dichiarazione Iva standard per via elettronica.
 
Gli aspetti di criticità secondo il Cese
Secondo il Comitato economico e sociale europeo, la dichiarazione Iva standard, potrebbe risentire di una serie di distorsioni dovute alle differenti disposizioni che ancora oggi esistono tra i vari Stati dell’Unione europea. In particolare, in materia di rimborsi Iva, negli Stati comunitari sono in vigore disposizioni giuridiche che la proposta in esame non tiene sufficientemente in considerazione. A giudizio del CESE, per migliorare il funzionamento del mercato unico dell’Unione europea sarebbe utile che le autorità fiscali rimborsassero l’Iva con cadenze ragionevoli, mantenendo al tempo stesso la lotta alla frode e all’evasione fiscale a un livello adeguato.
La proposta di direttiva non tiene conto, in modo sufficientemente chiaro, che ogni singolo Stato membro dispone di sistemi legati alla struttura della dichiarazione fiscale per analizzare i rischi e selezionare le imprese da sottoporre a controllo fiscale. Inoltre, la struttura delle dichiarazioni fiscali nazionali è adeguata alla situazione di ogni singolo paese, che ha provveduto ad adeguarla negli anni in base alle proprie esigenze strutturali, fiscali e territoriali.
Il CESE invita la Commissione europea a segnalare agli Stati membri che ciascuno di loro dovrebbe impegnarsi al massimo per migliorare la raccolta e lo scambio di informazioni tra autorità nazionali, per ottimizzare il processo unico.
 
Le conclusioni
In virtù della proposta avanzata dal Consiglio, il CESE, analizzando tutti gli aspetti positivi che l’introduzione del nuovo strumento apporterà in ambito comunitario, si esprime a favore dell’istituzione di una dichiarazione Iva standard.
Il Comitato economico, sostiene che l’armonizzazione è necessaria per assicurare il funzionamento del mercato interno ed evitare le distorsioni della concorrenza. Una dichiarazione IVA unica per tutti gli Stati, permetterà di ridurre gli oneri burocratici per le imprese attive a livello internazionale. Per rendere efficace il sistema, le imprese dovranno fornire i dati un’unica volta, in modo da permettere alle autorità nazionali di utilizzarle sia per i controlli in materia di evasione e frode fiscale sia per meri fini statistici.
Per far funzionare al meglio il quadro in cui le imprese devono operare, ed evitare distorsioni, il Comitato raccomanda agli Stati membri, che l’imposta sia dovuta solo dopo che sia avvenuto il pagamento della fattura da parte dell’acquirente, evitando in tal modo che le imprese oneste vittime di frodi, facciano credito allo Stato.
Nell’ambito della standardizzazione della dichiarazione unica, il CESE propone di obbligare gli Stati membri alla presentazione della stessa in una qualsiasi delle lingue dell’UE, al fine di ridurre gli oneri burocratici. La dichiarazione sarà composta da due parti, una obbligatoria ed una facoltativa, e sarà lasciata agli Stati stessi la decisione di compilare solo la parte obbligatoria oppure inserire anche le altre informazioni facoltative.
In considerazione del fatto che la dichiarazione IVA standard riveste una grande importanza, e auspicando una veloce attuazione della direttiva, il CESE invita le autorità fiscali degli Stati membri a sostenere al massimo lo sforzo dei contribuenti e degli operatori del mercato di familiarizzare con i diversi elementi della direttiva, anche mettendo a disposizione ad esempio corsi di preparazione online.

 

Consulta gli allegati: Dichirazione parere CESE

 

FONTE: Fisco Oggi – Rivista Telematica dell’Agenzia delle Entrate

AUTORE: Massimo Foniciello

 

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