Un nuovo fronte di controlli del fisco si apre per il mercato degli affitti brevi in Italia: Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate hanno intensificato l’azione di monitoraggio su oltre 600 mila strutture ricettive presenti su portali online come Airbnb, Booking ed Expedia.


L’obiettivo è verificare la corretta dichiarazione dei redditi generati a partire dal 2017, in particolare per le locazioni inferiori ai 30 giorni. È in arrivo una nuova ondata di contestazioni fiscali che potrebbe avere conseguenze pesanti per molti proprietari e gestori di immobili turistici.

Obblighi più severi per contrastare irregolarità ed evasione

La stretta rientra in un quadro normativo più ampio introdotto con il Decreto Anticipi (D.L. 145 del 18 dicembre 2023), che ha istituito il Codice Identificativo Nazionale (CIN) per gli affitti brevi. Questo codice, obbligatorio da quest’anno, deve essere esposto chiaramente sia all’interno delle strutture sia nelle inserzioni online. In caso di mancata indicazione, sono previste sanzioni tra 800 e 8.000 euro.

Il CIN si applica a tutte le unità abitative destinate a locazioni turistiche, comprese quelle gestite da privati, oltre a bed & breakfast, affittacamere, alberghi e altre tipologie di ospitalità extralberghiera, secondo quanto stabilito dalle normative regionali.

Il codice va indicato anche nella dichiarazione dei redditi

Dal 2025, i proprietari o gestori dovranno riportare il CIN nel modello 730, sezione III del quadro B. In particolare, il codice andrà indicato nel rigo B12, specificando il riferimento all’immobile locato, anche in caso di porzioni diverse dello stesso bene. L’adempimento è stato pensato non solo per aumentare la trasparenza del mercato, ma anche come strumento per limitare l’evasione fiscale.

Indagini del fisco retroattive su anni di mancati incassi dichiarati dai portali relativi agli affitti brevi

Ma l’azione dell’amministrazione finanziaria non si ferma all’obbligo del codice. Come dichiarato su diverse testate online, tra le quali Italia Oggi, le autorità stanno conducendo accertamenti approfonditi sui redditi percepiti tramite le OTA (Online Travel Agencies), concentrandosi in particolare sulla mancata o parziale dichiarazione dei canoni riscossi. Le verifiche riguardano strutture di ogni tipo: hotel, appartamenti turistici, campeggi, ostelli e glamping.

Grazie alla cooperazione con i portali internazionali, il Fisco italiano ha potuto accedere a una mole significativa di dati, ora sottoposti all’attenzione del giudice tributario. Quest’ultimo valuterà l’attendibilità delle fonti da cui emergono i redditi contestati.

Un’ultima possibilità: dichiarazioni integrative e ravvedimento

Per chi intende mettersi in regola, è possibile ricorrere a dichiarazioni integrative o accedere al ravvedimento operoso, che permette di sanare la propria posizione beneficiando di sanzioni ridotte. Tuttavia, secondo diversi osservatori, gli importi richiesti – anche con penalità contenute – risultano spesso difficili da sostenere per piccoli operatori del settore.

Un’azione congiunta nel segno della trasparenza

L’operazione, che vede coinvolti sia il governo italiano sia le istituzioni europee, si inserisce in una strategia condivisa per mettere ordine in un comparto cresciuto rapidamente e in modo disomogeneo. La finalità è duplice: da un lato, garantire una concorrenza più leale tra operatori professionali e privati; dall’altro, recuperare risorse sottratte al fisco attraverso pratiche elusive o opache.

Con l’entrata in vigore dei nuovi obblighi e l’intensificarsi dei controlli, il settore degli affitti brevi entra dunque in una nuova fase, in cui la regolarità fiscale diventa imprescindibile per poter continuare a operare nel rispetto delle regole.