Lavoratori SACE in sciopero: oggi, 22 maggio, si registra la prima mobilitazione nella storia della società controllata dal MEF, per denunciare tensioni interne e violazioni sindacali.


Un’ora di stop per accendere i riflettori su criticità irrisolte: il 22 maggio 2025 è una data storica per SACE, la società pubblica specializzata in assicurazioni per l’export e controllata dal Ministero dell’Economia. Per la prima volta, i dipendenti hanno incrociato le braccia aderendo allo sciopero indetto unitariamente da Fisac CGIL e First CISL, dalle 11 alle 12, al termine di uno stato di agitazione aperto a gennaio.

La mobilitazione rappresenta il culmine di un malcontento che, secondo quanto riportato nei comunicati sindacali, si trascina da tempo e che coinvolge numerosi aspetti della vita aziendale. Al centro della protesta, l’accusa rivolta ai vertici SACE di aver interrotto ogni forma di confronto costruttivo con i rappresentanti dei lavoratori, sostituendo il dialogo con decisioni unilaterali considerate “incomprensibili” dai sindacati.

Sciopero SACE del 22 maggio: i motivi delle proteste dei lavoratori

Tra le criticità denunciate spiccano il deterioramento del clima interno, descritto come intimidatorio, e l’isolamento di coloro che esprimono opinioni non in linea con la direzione. Fisac CGIL e First CISL parlano di una cultura aziendale che ostacola lo svolgimento sereno delle attività quotidiane, fino ad arrivare a episodi di “aggressività verbale” nei confronti di singoli lavoratori e lavoratrici.

Altri motivi di attrito riguardano il mancato rispetto di accordi sottoscritti: in particolare quello transattivo del giugno 2024, che chiudeva un contenzioso per presunte condotte antisindacali, e l’intesa firmata a febbraio 2025. I sindacati contestano anche la mancata trasparenza nelle politiche di smart working e l’assenza di percorsi chiari di carriera. A ciò si aggiunge il mancato pagamento delle ore di straordinario, nonostante i risultati economici positivi della società.

Un altro fronte critico è la gestione organizzativa: ristrutturazioni frequenti, organigrammi considerati confusi o addirittura “fantasma” e un numero crescente di dimissioni tra figure con alta specializzazione, fenomeno descritto come inedito nella storia del gruppo.

La replica dei dirigenti SACE

Dalla società, in risposta alle proteste dei sindacati si precisa: “Il diritto di sciopero è sacrosanto – e nella fattispecie stiamo parlando di una ora di sciopero – ed è fisiologico in qualsiasi processo trasformativo”.

Per questo, secondo i vertici di Sace, “alcuni chiarimenti sono tuttavia opportuni:

1. Non è il vertice il che non dialoga, ma le sole Cgil e Cisl che si sono ritirate dal tavolo mentre le altre sigle continuano un fruttuoso confronto con l’azienda;

2. Nessuna intimidazione da parte del Management, ma incoraggiamento a credere nel cambiamento e nel ruolo che ciascuno può svolgere a supporto del Paese;

3. Nessun flusso inarrestabile di dimissioni, se non di livello fisiologico.”

Qui il testo completo della nota diffusa su alcuni quotidiani dalla dirigenza SACE.

Il contesto attuale delle partecipate statali

La protesta si inserisce in un contesto più ampio di rinnovamento ai vertici delle partecipate statali, avviato dal governo nella primavera 2025. SACE figura tra le società oggetto di revisione, insieme a nomi di rilievo come Autostrade, Snam, Italgas, Fincantieri e Simest. Si tratta solo della prima fase di un processo che nel 2026 interesserà colossi come Eni, Enel, Leonardo, Poste Italiane e Terna.

In questo scenario di transizione, resta da capire quale sarà il futuro di Alessandra Ricci, attuale amministratrice delegata di SACE nominata nel 2022 durante l’esecutivo Draghi. Proprio ieri, il consiglio d’amministrazione ha esaminato i dati del primo trimestre 2025, ma il nodo delle relazioni industriali rimane ancora tutto da sciogliere.

Non si tratta di un caso isolato

Non sono solo i lavoratori di SACE ad essere attualmente ai ferri corti con la dirigenza. Come abbiamo trattato in precedenza anche i dipendenti della CONSAP hanno ribadito all’unanimità la necessità di un cambio di rotta nelle relazioni sindacali e hanno confermato il mandato alle rappresentanze sindacali per avviare azioni decisive al fine di riaprire il tavolo delle trattative sul Contratto Integrativo Aziendale (CIA) e affrontare le criticità legate alla riduzione dei buoni pasto e alla discutibile gestione dei premi di rendimento, attualmente erogati in modo ridotto a soltanto il 50% dei dipendenti. Forte, inoltre, è la preoccupazione per la mancanza di comunicazione e condivisione da parte del management su temi cruciali, quali prestiti personali, ferie e ticket.

Ma pare comunque che tutta la dinamica del “posto fisso” sia un po’ fuori controllo. Come abbiamo già citato in precedenza 650 lavoratori della Consob hanno proclamato l’anno scorso uno sciopero per denunciare la gestione arrogante da parte della Commissione, come riportava la Repubblica nell’articolo del 12 aprile 2024.

Il comunicato unitario dei sindacati

Qui il documento completo.