A chi non è mai capitato di dimenticare di pagare una bolletta, oppure saltare una piccola rata di pagamento di un finanziamento perché distratti, e così si incappa nel recupero crediti: ma è tutto lecito per chi lo compie oppure no? Quali sono i limiti eventuali e paletti che si devono rispettare?


Nei casi sopra citati ci si trova improvvisamente bombardati da chiamate pressanti al limite del minaccioso e pressioni sproporzionate. Si tratta di telefonate provenienti da società di recupero crediti che, anche in presenza di pagamenti regolari e di semplici lievi ritardi, si scagliano contro il ritardatario con veemenza per velocizzare i tempi di recupero di quanto mancante.

Vediamo insieme quali sono i confini di queste azioni e cosa sia legale o meno, come possiamo difenderci da solleciti insistenti e talvolta fuori dalle regole, qual è la strategia migliore e cosa effettivamente possono pretendere questi interlocutori.

Veridicare la contezza dell’eventuale debito

Iniziamo col dire che quando si viene contattati da una società di recupero crediti la prima regola aurea è quella di non innervosirsi né spaventarsi. Se abbiamo dimenticato qualche pagamento avremo modo di riparare in tempi ragionevoli, ancora di più se il riferimento è ad un debito molto ‘vecchio’ nel tempo, quindi ‘niente panico’.

Prima cosa da fare è quella di verificare con attenzione se il debito richiesto sia effettivamente dovuto, a quale utenza si faccia riferimento e a quale anno. Se per via telefonica questo non ti è chiaro, pretendi ti sia inviata una email oppure una lettera con le specifiche. Se hai già ricevuto una lettera cartacea, anche in questo caso va tutto verificato, poiché queste società utilizzano comunicazioni molto generiche, lettere o email con pochi dettagli, che rendono difficile comprendere con chiarezza a cosa si riferisca la richiesta pretendi che ti sia reso palese il debitore all’origine del loro mandato e l’anno di riferimento.

Attenzione inoltre a non fornire mai i propri dati e le proprie generalità complete, né numeri di telefono aggiuntivi o altri dati, devono esserne già in possesso altrimenti c’è qualcosa che non va e comunque potrebbe non essere perfezionata la procedura in modo corretto, vuol dire che il debito potrebbe anche non essere più dovuto, specie se trascorso molto tempo.

Recupero crediti: è tutto lecito oppure no?

È importante sapere che la legge 205/2017 per la precisione con riferimento all’Art. 1 c. 4-11 ha modificato i termini per le utenze di luce, acqua e gas. Questo significa che se nei tempi riportati nessuno ti ha contattato mai in maniera che siano rimaste tracce, vale a dire via PEC oppure con una raccomandata a/r, quel debito è ormai decaduto e nulla più è dovuto.

Termini di prescrizione

Nello specifico i termini di prescrizione per le utenze sono quelli di seguito riportati:

  • bollette del telefono e linea internet: si prescrivono in cinque anni, che vanno calcolati a partire dalla mensilità dalla data di scadenza della bolletta;
  • bollette dell’energia elettrica: la prescrizione delle bollette luce è di due anni per l’effetto della legge citata, a partire dal 2 marzo 2018. Tutte le fatture scadute prima di tale data continuano a prescriversi dopo cinque anni;
  • bollette del gas: la prescrizione delle bollette del gas è di due anni, come sopra, il nuovo termine è scattato il 2 gennaio 2019, mentre le bollette scadute prima di tale termine continuano a prescriversi dopo cinque anni;
  • bollette dell’acqua: per le bollette dell’acqua il termine di prescrizione di due anni scatta dal 2 gennaio 2020; le bollette precedenti si prescrivono sempre in cinque anni;
  • Qui di seguito elenchiamo alcuni tipi di crediti commerciali con tempi di prescrizione a 1 anno: rette scolastiche, abbonamenti a centri sportivi, medicinali, atti giudiziari, premi assicurativi Rc, furto e incendio.

Termini per gli eredi

Altra cosa importante da sapere è che l’articolo 8 del DLgs. 472/97 esplicita chiaramente che l’obbligo al pagamento delle sanzioni non viene trasmesso agli eredi, proprio perché gli eredi non sono esserne ritenuti responsabili. Quindi anche in caso di debiti importanti che ci arrivano da lontano, documentiamoci bene e verifichiamo se tutto è stato svolto nei termini indicati dalla legge.

Lettera semplice

Se si ricevi una lettera semplice, come già accennato, ricordiamoci che non ha alcun valore legale, vale a dire che

  1. non interrompe i termini di prescrizione,
  2. non è sufficiente per mettere ufficialmente in mora il debitore,
  3. e non rappresenta né una azione legale né una qualche forma di denuncia.

Secondo l’art. 1219 del codice civile, infatti, per costituire validamente in mora un debitore è necessaria una richiesta formale, inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o posta elettronica certificata (PEC), nella quale sia indicato con precisione modalità e termine per il pagamento.

Violazione della privacy

Altra red flag riguarda le azioni di violazione o rischio di violazione della nostra privacy  e anche della dignità del debitore che vengono considerate illegittime come chiamate insistenti su cellulare e fisso, invio di SMS o messaggi vocali preregistrati, privi di contatto umano, visite a casa o addirittura sul posto di lavoro, soprattutto se vengono lasciate comunicazioni ai colleghi o messaggi in vista che possono mettere in imbarazzo.

Ancora di più telefonate a familiari stretti, come coniuge o genitori poiché questi comportamenti, nella maggior parte dei casi, non sono altro che tentativi di pressione psicologica, tesi a generare paura e spingere il creditore a saldare nei tempi più brevi possibili.

In presenza di lettere ambigue o notifiche giudiziarie, è sempre consigliabile rivolgersi a un avvocato che sarà in grado di chiarire se si è davanti a un vero procedimento o solo a un tentativo scorretto di ottenere il pagamento con la forza dell’intimidazione e che può divenire un interlocutore che di certo farà cambiare i ‘toni’ della conversazione.

Recupero crediti ‘stragiudiziale’

Il recupero crediti ‘stragiudiziale’ vale a dire senza ricorrere a percorsi di denuncia e a tribunali è senza dubbio uno strumento importante del nostro sistema economico e finanziario, così come le società di recupero crediti svolgono un ruolo importante nel sistema occupandosi di sollecitare il pagamento di somme dovute da privati cittadini alle aziende, importante però è far valere i propri diritti affinché questa attività svolta nel pieno rispetto delle norme vigenti e dei codici di condotta professionale del settore.

È giusto saldare un debito se siamo in torto, è giusto che l’azione di queste società si svolga in maniera legittima, mantenendo un comportamento corretto, evitando pressioni indebite e tutelando sempre la dignità e la riservatezza del debitore.

Quando non bisogna credere a una società di recupero crediti?

Vediamo, ora, come difendersi da società di recupero crediti aggressive che utilizzano minacce idonee a creare timore, se non addirittura paura, nel debitore per indurlo a pagare. In queste situazioni è fondamentale mantenere un cauto scetticismo: spesso, dietro a frasi perentorie si nascondono informazioni false o mezze verità.

Ecco alcune delle affermazioni più ricorrenti – ma prive di fondamento – a cui non bisogna credere:

Se non paghi, finisci in carcere.” Falso. In Italia non è prevista la detenzione per debiti: nessuno può andare in prigione solo perché non ha saldato un debito, a meno che non si tratti di reati come truffa o frode.

Il mancato pagamento porta al fallimento.” Questa affermazione è falsa per la stragrande maggioranza dei cittadini. Il fallimento riguarda solo alcune categorie di imprenditori (ad esempio le aziende sopra una certa soglia di fatturato), e può essere dichiarato solo da un giudice dopo una specifica procedura, che prevede l’audizione del debitore.

Se non paghi, ti pignorano lo stipendio o la casa.” Anche questo è fuorviante. Il pignoramento non è automatico: per procedere, il creditore deve prima ottenere un titolo esecutivo (come una sentenza, un decreto ingiuntivo, un assegno o una cambiale protestata), notificare un atto di precetto e solo dopo attivare la procedura di esecuzione forzata, nel rispetto delle norme di legge.

Verrai inserito subito nella lista dei cattivi pagatori.” L’iscrizione in banche dati come la Centrale Rischi o i Sistemi di Informazioni Creditizie (SIC) è possibile solo se il debito è sorto con soggetti come banche o società finanziarie, e solo dopo il mancato pagamento di rate di prestiti o mutui. Non avviene automaticamente per debiti verso privati o aziende commerciali.

Queste dichiarazioni, spesso diffuse per creare panico e ottenere un pagamento rapido, non devono mai essere accettate passivamente. Il miglior modo per difendersi è conoscere i propri diritti, informarsi e – se serve – rivolgersi a un avvocato o a uno sportello di assistenza per consumatori.

Diffidare delle intimidazioni è il primo passo per affrontare la situazione con lucidità.