L’Aula del Senato ha votato (158 i sì,122 i no) la fiducia chiesta dal Governo sul dl Poletti, che ora torna alla Camera per il sì definitivo. Il ministro, intanto, ribadisce: “credo che il governo faccia bene a tenere la propria posizione di merito e la propria modalità di funzionamento. In Italia c’è bisogno di decisione”.

Mentre il governo incassa la fiducia nell’Aula del Senato (158 i sì,122 i no) sul decreto lavoro, continua l’eco dello scontro tra l’esecutivo stesso e i sindacati sulla concertazione. Giuliano Poletti, infatti, ha sottolineato che “il ministro incontra le parti sociali, discute, ascolta, valuta e poi, come è naturale che sia, è il governo che si prende la responsabilità totale delle decisioni che deve assumere”. La Cgil invece “pretende, come credo tutte le parti sociali del Paese, di poter contrattare e non solamente di essere ascoltata. Poi ovviamente le decisioni finali spettano al governo”. Sta in questo scambio di battute tra il ministro del Lavoro e il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari, lo spazio che marca la distanza tra governo e parti sociali sul tema del lavoro. Ospite del congresso di Rimini della Cgil, Poletti ha voluto evidenziare di essere andato “perché la Cgil è una grande organizzazione che rappresenta i lavoratori e i pensionati italiani e il ministro del Lavoro inevitabilmente e io aggiungo, giustamente, deve confrontarsi”. Ancora sui rapporti con la Cgil ha agagiunto che “non abbiamo chiesto il permesso a nessuno ma è un dato normale, fisiologico della democrazia: ascolto, discussione, decisione. Non facciamo niente contro nessuno, facciamo le cose che pensiamo siano utili ai cittadini italiani. Io non chiedo a nessuno di fare passi da nessuna parte, credo che il governo faccia bene a tenere la propria posizione di merito e la propria modalità di funzionamento. In Italia c’è bisogno di decisione”. A Roma, intanto, il decreto Poletti sul lavoro compiva il suo secondo giro di boa facendo rientrare lo scontro avvenuto alla Camera tra Pd e Ncd. Il governo ha incassato la fiducia su un testo modificato in commissione con gli emendamenti dello stesso esecutivo frutto della mediazione tra i partiti di maggioranza e con due proposte del Movimento cinque stelle. Il provvedimento torna ora alla Camera per l’ok definitivo e dovrà essere convertito in legge entro il 19 maggio. Il decreto mantiene l’impostazione originaria data dal premier Matteo Renzi e dal ministro Poletti, cioè quella di rendere più semplice il ricorso ai contratti a termine e all’apprendistato con l’obiettivo di “rilanciare l’occupazione”.  Queste le principali misure del decreto dopo il passaggio in Parlamento.

CONTRATTI A TERMINE PER 36 MESI CON 5 PROROGHE: confermato il testo iniziale che innalza da 12 a 36 mesi la durata dei contratti a termine senza il requisito della causalità. Ma le proroghe possibili nei 36 mesi scendono da otto a cinque.

MULTA PER AZIENDE CHE SFORANO TETTO 20% SU CONTRATTI TERMINE: marcia indietro sulla modifica introdotta alla Camera secondo cui alla violazione del tetto di contratti a termine sarebbe scattata automaticamente l’assunzione con contratto a tempo indeterminato. I datori di lavoro dovranno invece pagare una multa. La multa per le aziende che sforano il 20% di contratti a termine è “pari al 20% della retribuzione, per ciascun mese o frazione di mese superiore a 15 giorni di durata del rapporto di lavoro se il numero dei lavoratori assunti in violazione del limite percentuale non sia superiore a un solo lavoratore e pari al 50% della retribuzione, per ciascun mese o frazione di mese superiore a 15 giorni di durata del rapporto di lavoro, se il numero dei lavoratori assunti in violazione del limite percentuale sia superiore a uno”.

SU RICERCA STOP 20% CONTRATTI TERMINE E TETTO 36 MESI: entra nel decreto lo stop al tetto del 20% di contratti a termine per gli enti di ricerca e la deroga della durata massima di 36 mesi per i ricercatori impegnati in progetti scientifici.

ARRIVA PREVISIONE SPERIMENTAZIONE CONTRATTO TUTELE CRESCENTI: novità del Senato è un preambolo integrato con una sorta di norma-manifesto che rinvia ad una futura sperimentazione il contratto a tempo indeterminato a protezione crescente.

DIRITTO PRECEDENZA SU ASSUNZIONI E NORMA PER MAMME: il diritto di precedenza previsto per la stabilizzazione dei precari deve essere “espressamente richiamata nell’atto scritto”, cioè nel contratto. Del diritto di precedenza può godere il precario che ha un contratto a termine superiore ai sei mesi nella stessa azienda e il lavoratore stagionale.  Nel passaggio alla Camera si è deciso che per le lavoratrici il congedo di maternità, intervenuto nell`esecuzione di un contratto a termine presso la stessa azienda, concorre a determinare il periodo di attività lavorativa utile a conseguire il diritto di precedenza.

PLATEA PIU’ STRETTA PER STABILIZZAZIONE APPRENDISTI: la quota di apprendisti che devono essere stabilizzati varrà per le imprese con oltre 50 dipendenti (e non più 30 come era stato deciso alla Camera) e si potranno prevedere specifiche modalità di “utilizzo del contratto di apprendistato anche a tempo determinato per lo svolgimento di attività stagionali”.

FORMAZIONE PUBBLICA APPRENDISTI SOFT: torna l’obbligo di formazione pubblica che il decreto del governo aveva cancellato ma in forma soft: si precisa che la Regione ha 45 giorni di tempo per comunicare all’azienda le modalità di svolgimento dell’offerta formativa pubblica, dovrà indicare le “sedi” e il “calendario” e potrà avvalersi “delle imprese e delle loro associazioni che si siano dichiarate disponibili”. Per la formazione on the job viene reinserito il piano formativo individuale scritto ma con modalità semplificate (il testo Renzi-Poletti aboliva l’obbligo).

NORME VALGONO PER NUOVI CONTRATTI: vengono introdotte norme transitorie per consentire alle aziende di adeguarsi al decreto legge. I datori di lavoro che abbiano in corso rapporti di lavoro a termine che comportino il superamento del nuovo tetto del 20% di contratti a termine devono adeguarsi entro il 31 dicembre 2014 “salvo che un contratto collettivo applicabile all’azienda disponga un limite percentuale o un termine più favorevole. In caso contrario – prosegue la norma – il datore di lavoro, successivamente a tale data, non può stipulare nuovi contratti di lavoro a tempo determinato fino a quando non rientri nel limite percentuale” stabilito dal provvedimento.

COMUNICAZIONI LAVORO PER POSTA CERTIFICATA: Il Movimento cinque stelle ha ottenuto il sì a due modifiche. La prima riguarda la possibilità che la comunicazione della disponibilità di lavoro possa essere fatta anche attraverso la posta certificata e la seconda riguarda gli studenti degli istituti professionali.

FONTE: Confcommercio

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