Già oggi ogni 100 nuovi contratti di lavoro che vengono attivati appena 15,2 sono a tempo indeterminato, in pratica uno su sei. Tutto il resto è precario, flessibile, a termine. Dunque, di posti fissi come si intendevano un tempo se ne contano davvero pochi e Matteo Renzi, dopo Monti nel 2011 e D’Alema addirittura nel 1999, ha buon gioco alla Leopolda a proclamare a sua volta la fine del posto fisso e a cercare di correre ai ripari col «Jobs act».

 

Continua a leggere dalla fonte: La Stampa