Il DL 36/2025, cosiddeto “Decreto Tajani” è ora legge: tra indignazione e sconcerto esplodono le proteste da parte delle comunità italiane nel mondo.
Natitaliani: “Con questo provvedimento il Governo cancella con un colpo di spugna la storia della diaspora oltraggiando la Costituzione.”
Le novità introdotte dalla Legge
Il 20 maggio il Parlamento ha approvato il decreto Tajani che cancella retroattivamente diritti acquisiti da generazioni di italo-discendenti. Con una modifica drastica al principio dello ius sanguinis, il Governo ha imposto nuove limitazioni alla trasmissione della cittadinanza italiana, restringendola alla seconda generazione. Se fino a ieri anche i pronipoti di italiani emigrati potevano reclamare il diritto alla cittadinanza, oggi il vincolo si ferma ai figli e ai nipoti di cittadini italiani nati in Italia.
Il nuovo decreto introduce una serie di restrizioni che cambiano radicalmente l’accesso alla cittadinanza italiana per i discendenti di emigrati italiani. Le principali novità includono:
- Limitazione alla seconda generazione: solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino dalla nascita.
- Effetto retroattivo: chi è nato all’estero e possiede già un’altra cittadinanza non sarà riconosciuto come cittadino italiano, anche se prima del decreto poteva farne richiesta.
- Requisiti per i minori stranieri: per ottenere la cittadinanza, i figli di italiani dovranno risiedere in Italia per almeno due anni consecutivi dopo la dichiarazione di volontà.
- Riacquisto della cittadinanza a pagamento: chi ha perso la cittadinanza italiana potrà riottenerla pagando una quota di 250 euro e dimostrando di aver risieduto in Italia per almeno due anni consecutivi.
La maggioranza difende la riforma, sostenendo che serva a contrastare gli abusi nella concessione della cittadinanza, mentre cresce l’indignazione delle comunità italiane nel mondo e la denuncia di Natitaliani: “Atto anticostituzionale, ingiusto e miope.”
Con l’approvazione definitiva del Decreto Legge 36/2025, l’Italia ha voltato le spalle a milioni di cittadini di origine italiana residenti all’estero. Il provvedimento, approvato in via definitiva dal Parlamento con il voto contrario di molte forze di opposizione, ha suscitato sconcerto, incredulità e profonda indignazione nelle comunità italiane nel mondo.
Cittadinanza negata dal DL Tajani: esplode la protesta delle comunità italiane
I partiti di opposizione e le associazioni degli italiani all’estero contestano duramente la misura. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, l’ha definita “una stretta incomprensibile”, affermando che il Governo “sta rubando il diritto alla cittadinanza dei nipoti degli italiani all’estero”.
La decisione dell’Italia di inasprire le regole sulla cittadinanza per i discendenti degli emigrati all’estero ha scatenato un’ondata di proteste negli Stati Uniti, che ospitano una vasta diaspora italiana. Il fondatore dell’Italian Citizenship Assistance, Marco Permunian ha dichiarato “La comunità italo-americana ha sempre avuto un forte senso di orgoglio per le proprie origini, e molti hanno preso questa decisione sul piano personale e si stanno preparando a combattere questa legge. “
NATITALIANI ha avviato una mobilitazione internazionale per contrastare il decreto, denunciando la sua retroattività e il rischio di causare migliaia di ricorsi legali. “Questo provvedimento aumenterà il sovraccarico dei tribunali italiani e non risolverà il problema della gestione burocratica,” afferma Taddone.
L’associazione propone invece una serie di alternative, tra cui:
- Potenziamento delle strutture consolari, per accelerare i riconoscimenti senza penalizzare gli aventi diritto.
- Digitalizzazione delle pratiche, per ridurre le attese e garantire trasparenza.
- Istituzione di un tavolo di confronto con il Governo, per discutere riforme basate su dati e analisi concrete.
Un provvedimento sconfessato da giuristi e costituzionalisti
La nuova norma, che introduce modifiche sostanziali alla legge 91/92 sulla cittadinanza italiana, è stata definita da giuristi, costituzionalisti e rappresentanti della diaspora un atto di rottura senza precedenti, in quanto viola il principio dell’irretroattività della legge e colpisce retroattivamente migliaia di persone che, in buona fede, hanno esercitato il proprio diritto alla cittadinanza iure sanguinis.
Si tratta, secondo molti osservatori, di un atto gravemente anticostituzionale, che smantella un diritto riconosciuto da tempo e fondato sul legame storico, giuridico e culturale tra l’Italia e i suoi figli sparsi nel mondo.
Natitaliani sull’approvazione del provvedimento
Indignazione, amarezza e determinazione. Sono queste le parole che emergono con forza dalle dichiarazioni dei vertici di Natitaliani dopo l’approvazione definitiva del DL 36/2025.
«Questo decreto recide il filo della nostra storia comune – afferma Daniel Taddone, Presidente di Natitaliani –. È una ferita profonda all’identità collettiva, un colpo durissimo per chi si è sempre sentito italiano, anche vivendo a migliaia di chilometri di distanza. Il Governo spezza un legame che ha tenuto unita l’Italia dentro e fuori i confini per oltre un secolo.»
Secondo Taddone, il messaggio lanciato alle comunità italiane all’estero è chiaro e crudele: «Non contate. Il vostro amore per l’Italia è superfluo. La vostra italianità è negoziabile. È un segnale di chiusura, di disinteresse, persino di disprezzo istituzionale.»
Claudia Antonini, vicepresidente Natitaliani, denuncia l’assenza totale di tutele per chi ha già avviato l’iter per il riconoscimento della cittadinanza:
«Siamo di fronte a una sanzione collettiva, senza appello né confronto. Il decreto non prevede norme transitorie, non salvaguarda chi ha già presentato istanza o attende risposte dai consolati, già notoriamente in affanno. È un gesto miope e crudele che allontana l’Italia dai suoi figli invece di valorizzarli.» E aggiunge: “È difficile credere che il Parlamento italiano abbia davvero approvato una legge che rinnega la propria storia migratoria, cancella milioni di famiglie italiane all’estero e contraddice apertamente l’urgenza, confermata dall’Istat, di contrastare l’inverno demografico che ha reso l’Italia uno dei Paesi più vecchi del mondo. Questo non è solo un errore politico: è autolesionismo nazionale.”
Anche Pasquale Matafora, ex funzionario dell’Ambasciata d’Italia a Brasilia e membro del Direttivo di Natitaliani, non usa mezzi termini:
«Il Decreto appena approvato è un atto di ostilità istituzionale verso le comunità italiane all’estero. Altro che “valorizzazione degli italiani nel mondo”: questo è un tradimento dei principi costituzionali e una vergogna nazionale. È un vero e proprio “divorzio” tra lo Stato e la sua diaspora. Uno dei momenti più bui della nostra storia recente.»
Infine, Maristella Urbini, anche lei vicepresidente di Natitaliani, annuncia la linea del movimento:
«Risponderemo con una mobilitazione globale. Denunceremo questo decreto in ogni sede possibile: giuridica, politica, diplomatica e mediatica. Abbiamo già presentato appelli ufficiali al Presidente della Repubblica e alla Presidente del Consiglio. Non ci fermeremo. Contiamo anche sul pronunciamento della Corte Costituzionale.»
Le origini generazionali sono diritti umani indisponibili, oltre alla Costituzione si oltraggia la natura della persona come tale.