Approvato il Decreto Sicurezza 2025: il Senato dà il via libera definitivo alla conversione in legge, tra proteste e polemiche sia in aula sia nell’opinione pubblica.


Con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione, il Senato ha dato il via libera definitivo alla conversione in legge del cosiddetto “Decreto Sicurezza”, già approvato dalla Camera lo scorso 29 maggio.

Il provvedimento, articolato in 39 disposizioni, porta ora il numero di legge 48 dell’11 aprile 2025 e interviene su numerosi ambiti legati alla sicurezza pubblica, alla tutela delle forze in servizio, alla condizione delle vittime di usura e alla gestione del sistema penitenziario.

Nonostante le numerose critiche sollevate durante il percorso parlamentare e le protesteeclatanti in aula, il decreto è diventato legge dello Stato, entrando ufficialmente in vigore dopo l’iter di conversione. Il testo finale si rifà in gran parte al “disegno di legge sicurezzaapprovato dalla Camera in prima lettura il 18 settembre 2024.

Le Commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato avevano concluso l’esame del provvedimento in sede referente il 26 marzo 2025, introducendo lievi modifiche in risposta alle osservazioni della Commissione Bilancio, con l’obiettivo principale di adeguare la tempistica dei costi previsti dalla norma. Durante la seduta del 16 aprile 2025, il Senato aveva rinviato la discussione sul testo, per effetto della presentazione del disegno di legge di conversione da parte della Camera. Ora, con il via libera definitivo, la norma è divenuta operativa.

Le principali novità del testo revisionato

Tra gli interventi più rilevanti contenuti nel provvedimento, dodici articoli hanno subito modifiche rispetto al testo iniziale, pur mantenendo l’impostazione generale del disegno di legge originario. Tra questi:

  • Articolo 2: introduce misure sul noleggio di veicoli, con l’obiettivo di prevenire il rischio di utilizzo per scopi terroristici.

  • Articolo 10: affronta il fenomeno delle occupazioni abusive di immobili a uso abitativo.

  • Articolo 11: aggiorna le norme del codice penale in materia di truffe.

  • Articolo 15: interviene sulle modalità di applicazione di pene e misure cautelari per donne in gravidanza o madri con figli piccoli.

  • Articolo 18: introduce nuove regole sulla coltivazione della canapa.

  • Articolo 19: inasprisce le pene per minacce e resistenza a pubblico ufficiale.

  • Articolo 25: disciplina l’obbligo di attenersi alle indicazioni degli agenti di polizia stradale.

  • Articolo 26: rafforza le misure di sicurezza nelle carceri.

  • Articolo 27: definisce nuove disposizioni per la gestione dei centri destinati all’accoglienza dei migranti.

  • Articolo 31: potenzia il sistema informativo nazionale dedicato alla sicurezza.

  • Articolo 32: introduce l’obbligo di identificazione per gli utenti dei servizi mobili.

  • Articolo 34: stabilisce criteri più rigorosi per la concessione di benefici a detenuti e internati.

Le dichiarazioni della maggioranza

La premier Giorgia Meloni vanta il “passo decisivo” fatto con l’approvazione definitiva del decreto, assicurando che “legalità e sicurezza sono pilastri della libertà“. Soddisfatto pure Matteo Salvini che, da senatore, vota la fiducia. Difende “le norme di civiltà” contro borseggiatrici, truffatori di anziani e chi occupa case abusivamente e annuncia il prossimo step: “assumere più forze dell’ordine e dare loro ancora più poteri e tutele“.

Il ministro dell’Interno Piantedosi parla di «provvedimento strategico, fortemente voluto da questo Governo, che introduce nuovi ed efficaci strumenti per rafforzare il contrasto a criminalità e terrorismo, garantire una maggiore protezione dei cittadini, in particolare dei più fragili, e valorizzare il lavoro quotidiano delle nostre Forze dell’ordine». Gli fa eco

Le critiche politiche

Il provvedimento ha suscitato dure reazioni da parte di opposizioni e organizzazioni civiche, che ne contestano il contenuto e l’impianto generale, giudicato repressivo e poco orientato alla prevenzione sociale.

Già durante la discussione parlamentare isenatori di Pd e M5s sono scesi urlando dai loro banchi, andando verso quelli della maggioranza, dopo che il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni aveva detto: «Capisco che vogliate stare dalla parte della criminalità». I lavori sono stati sospesi e poi ripresi dopo che i senatori del Pd, M5s e Avs che si erano seduti davanti ai banchi del governo urlando «Vergogna, vergogna» e mostrando alcuni con cartelli con le scritte ‘Denunciateci tutti’ o ‘Vergogna’ e chiedendo di convocare la conferenza dei capigruppo.

 

Le proteste dei sindacati

Da oggi l’Italia sarà un Paese meno libero. Il decreto sicurezza approvato dal Senato è una ferita alla Costituzione, una norma punitiva che risponde con la forza e l’intimidazione a chi chiede giustizia sociale, lavoro, diritti. Continueremo a contrastarlo con tutti gli strumenti democratici a disposizione: ricorsi giuridici, campagne di sensibilizzazione, iniziative nei territori e nuove mobilitazioni già in programma per le prossime settimane”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione.

La CISL ribadisce forte critica per l’introduzione nel disegno di legge Sicurezza di nuove fattispecie di reato che colpiscono le manifestazioni e le forme di protesta. È una scelta sproporzionata e sbagliata, che rischia di comprimere il diritto a manifestare pacificamente e di criminalizzare l’espressione del dissenso sociale. Un approccio così repressivo potrebbe mettere in ombra anche gli elementi positivi e condivisibili del provvedimento, come il rafforzamento del contrasto alla criminalità organizzata e l’attenzione finalmente dedicata alle condizioni di lavoro del personale delle forze dell’ordine, che vanno nella direzione auspicata anche dai sindacati di categoria.”  È quanto dichiara il segretario confederale della CISL, Sauro Rossi.

Riteniamo che il disegno di legge sicurezza minacci i principi fondamentali della democrazia del nostro Paese, perché reprime il legittimo dissenso e, a nostro avviso, limita l’iniziativa e le mobilitazioni sindacali per difendere i posti di lavoro e contrastare le crisi aziendali e occupazionali”. È quanto ha dichiarato il segretario organizzativo della Uil, Emanuele Ronzoni

Le critiche delle associazioni

Il ddl ha suscitato critiche anche da parte di associazioni civiche che ne sottolineano i punti deboli e le implicazioni potenzialmente dannose. L’ANM (Associazione Nazionale dei Magistrati) ha sollevato diverse critiche al decreto “Sicurezza”, evidenziando problemi di metodo e di merito che potrebbero portare a incostituzionalità e a misure disproportionate. Tra i punti contestati ci sono nuove definizioni di reato, come l’occupazione abusiva di immobili punita con pene gravi, e l’incriminazione della resistenza passiva in carcere, che potrebbero portare a nuove condanne per coloro che sono già detenuti

Un’altra previsione che fa discutere è quella che vieta ai gestori telefonici di vendere una scheda Sim con numero di cellulare a stranieri non provenienti da Paesi europei che siano sprovvisti di permesso di soggiorno valido. «Non crediamo che la misura possa avere un reale effetto di deterrenza – ragiona Oliviero Forti, responsabile Immigrazione della Caritas italiana -. Rischia invece di essere una norma discriminatoria che va ad ostacolare il diritto di comunicare con i propri familiari nei paesi di origine e al contempo potrebbe alimentare il mercato nero delle Sim, con inevitabili conseguenze in termini di sicurezza».

Il parere negativo degli esperti ONU

Gli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno espresso profonda preoccupazione per il recente Decreto Sicurezza emanato dal governo italiano.

Gli esperti, tra cui Gina Romero, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui diritti alla libertà di riunione e associazione pacifica, sostengono che questo decreto contiene disposizioni non in linea con il diritto internazionale dei diritti umani. A sottoscrivere un comunicato di dissenso, accanto alla Romero troviamo Ben Saul, Relatore speciale sulla promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo; Irene Khan, Relatrice speciale sul diritto alla libertà di opinione e di espressione; Mary Lawlor, Relatrice speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani; Gehad Madi, Relatore speciale sui diritti umani dei migranti.

I diplomatici avvertono che il decreto include “definizioni vaghe e disposizioni ampie relative al terrorismo che potrebbero portare a un’applicazione arbitraria”. Inoltre, gli esperti sono allarmati dal fatto che il decreto possa colpire eccessivamente gruppi specifici, come minoranze etniche, migranti e rifugiati, e potrebbe potenzialmente causare discriminazioni e violazioni dei diritti umani.

Pertanto, esortano il governo italiano a rispettare il diritto di riunione pacifica e sottolineano anche che il governo deve astenersi dall’uso della forza e dalla dispersione illegale dei manifestanti.

Il decreto sicurezza 2025 è legge: il testo normativo e il dossier completo

Qui di seguito i documenti utili: