È questa la principale considerazione emersa durante il convegno internazionale “Dalla eccezione alla regola” tenutosi a Roma il 26 settembre 2014, presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica, nella sede del Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva.
Si è tenuto a Roma lo scorso 26 settembre: “Dalla eccezione alla regola”, il convegno internazionale promosso dall’Università degli Studi di Napoli Federico II, dall’Università di Bologna e dal Politecnico di Milano, con il patrocinio del Senato della Repubblica, per discutere sulle prospettive future del sistema giustizia. L’incontro, partendo dall’analisi dei punti di forza e criticità del Progetto interregionale transnazionale “Diffusione delle Best Practices negli Uffici Giudiziari italiani”, ha voluto avviare una riflessione sulle strada da intraprendere nell’ambito delle politiche per la giustizia, anche in vista della nuova programmazione dei fondi europei per il 2014-2020.
Tutti concordi: il Progetto DBP ha rappresentato un’esperienza davvero significativa nel panorama della giustizia italiana, in quanto ha consentito agli uffici giudiziari di avviare processi di miglioramento delle prestazioni. Certo non sono mancati criticità o aspetti da migliorare, ma di sicuro il progetto ha rappresentato una grande esperienza di capacity building, in cui il Centro è riuscito a dialogare con i territori, promuovendo una policy coerente e organica di sviluppo organizzativo. Nella prossima programmazione sono auspicabili nuovi interventi. In questo caso gli orientamenti dei relatori sono diversi, tuttavia è opinione comune che sia necessaria una forte governance del Centro.
Il dibattito, articolato in sei sessioni, si è aperto al mattino con i saluti istituzionali di Giovanni Azzone, Rettore del Politecnico di Milano e Massimo Marrelli, Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. A seguire Daniela Piana, dell’Università degli Studi di Bologna ha inquadrato, nella relazione introduttiva, i temi della giornata, evidenziando sin da subito le peculiarità del progetto Best practices che, anche a livello europeo, si caratterizza come azione rilevante, basata su una governance multilivello, di gestione dell’innovazione nel settore giustizia.
I lavori sono proseguiti con la prima sessione, che ha focalizzato l’attenzione sulle evidenze più importanti emerse dal progetto DBP. Giancarlo Vecchi del Politecnico di Milano ha presentato i principali risultati dell’iniziativa, in termini di uffici coinvolti e progetti operativi realizzati. Giovanni Xilo, consulente delProgetto Miglioramento Performance Giustizia del Dipartimento della Funzione Pubblica, è entrato nel dettaglio delle Linee operative del progetto, segnalando per ognuna aspetti positivi e critici ricavati dal monitoraggio effettuato. Claudio Castelli del Tribunale di Milano ha ricordato i bisogni che portarono alla nascita del Progetto e individuato possibili nuovi sviluppi di politiche di qualità per il mondo della giustizia. In conclusione Pia Marconi, Capo del Dipartimento della Funzione Pubblica, ha proposto un’analisi più dettagliata dei risultati di Best practices, sia in termini di evidenze negative che di positività, indicando inoltre possibili traiettorie per nuovi interventi e proposte per una futura governance dei progetti di innovazione.
Nella seconda sessione, coordinata da Alessandra Cataldi del Tribunale di Napoli, gli Uffici giudiziari hanno raccontato le esperienze di innovazione realizzate in questi anni. Lucia Lotti ha presentato il cantiere realizzato tra il 2011 e il 2013 nella Procura della Repubblica di Gela , che ha visto l’ufficio portare a termine 10 progetti di innovazione. Giovanni Salvi i risultati raggiunti nella Procura della Repubblica di Catania ;Armando D’Alterio ha illustrato ciò che è stato fatto attraverso il cantiere istituito presso laProcura della Repubblica di Campobasso ;Giuseppe Airò del Tribunale di Monza si è soffermato sulProgetto Volgi realizzato all’interno dell’ufficio giudiziario. Al tavolo ha relazionato anche Renato Romano, della Corte di Appello di Trieste, ufficio che, pur non operando all’interno di DBP, si è contraddistinto in questi anni per l’implementazione di interventi di miglioramento.
Nel pomeriggio è stato il mondo accademico a riflettere sugli scenari aperti dal progetto DBP. Modelli di intervento, change management e governance sono stati i temi toccati dalle relazioni di Giovanni Azzone e Emilio Bartezzaghi del Politecnico di Milano, Federico Butera di IRSO, Giuseppe Zollo dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Carlo Guarnieri dell’Università degli Studi di Bologna. La sessione è stata coordinata da Luca Verzelloni (IRSIG – CNR).
Uno sguardo all’Europa, con particolare attenzione agli standard europei per le politiche di qualità della giustizia e alla programmazione nazionale, lo si è dato nella sessione presieduta da Daniela Piana, dell’Università degli Studi di Bologna, cui hanno preso parte Riccardo Monaco del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica, Simona Seikyte della DG Justice e Cuno J. Tarfusser, attuale Vice Presidente Corte penale internazionale, ma ispiratore del Progetto DBP, in quanto precedentemente a capo della Procura di Bolzano, in cui, nel periodo 2000-2006 sono state realizzate le azioni di innovazione confluite poi nelle 6 linee di azione del progetto DBP.
Le strategie di governance, gli orientamenti di policy ed il ruolo del centro, sono state il tema della penultima sessione, cui hanno preso parte Adriana Cheber della Regione Lombardia e Giovanni Melillo Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia. Quest’ultimo ha illustrato le linee guida dei prossimi interventi previsti nel mondo della Giustizia, mettendo in evidenza che è volontà del Ministero avviare percorsi di cambiamento in tutti i settori della giustizia a partire dall’organizzazione del Ministero stesso.
Il convegno si è chiuso con l’intervento di alcuni parlamentari dei diversi schieramenti, che hanno evidenziato le considerazioni del mondo della politica sul settore giustizia.
FONTE: Qualita PA