Durante l’Assemblea Plenaria del CGIE al Quirinale, Maria Chiara Prodi, Segretaria Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, ha lanciato un appello al Presidente Mattarella sulla riforma della legge sulla cittadinanza. Quanto in vigore oggi è una “ferita aperta” per la comunità degli italiani all’estero che chiedono ascolto e inclusione.
Poche cose toccano nel profondo come il senso di appartenenza. In fondo, milioni di persone si stanno chiedendo: dall’Italia, io e i miei figli, siamo accolti o rifiutati?
È un passaggio che lascia il segno, quello pronunciato da Maria Chiara Prodi, Segretaria Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), durante l’incontro con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, svoltosi al Quirinale in occasione dell’Assemblea Plenaria del CGIE.
In un passaggio decisivo del dibattito sulla cittadinanza – sospeso tra politiche migratorie e identità nazionale – la voce degli oltre sei milioni di italiani all’estero ha risuonato con forza grazie all’intervento di Prodi. Una comunità che incarna oltre il 10% della popolazione italiana e che oggi, con fierezza e determinazione, reclama il proprio spazio nel cuore della nazione.
“La Politica non è morta: siamo qui per dimostrarlo”
«In tanti vogliono farci credere che la democrazia e la partecipazione siano parole in via d’estinzione, che la Politica – intesa come arte di organizzare la speranza – sia morta. Ma noi siamo qui, 63 consiglieri della quinta consiliatura del CGIE, per dimostrare il contrario».
Con queste parole, la Segretaria Generale ha aperto il suo intervento, sottolineando l’impegno collegiale del Consiglio nel rappresentare gli italiani nel mondo e nel trasformare il confronto in proposta.
Tre le priorità su cui il CGIE presenterà nei prossimi giorni le proprie sintesi:
- La riforma della legge sulla cittadinanza;
- La messa in sicurezza del voto all’estero;
- Gli incentivi per il rientro in Italia.
Temi centrali, attorno ai quali si concentrano speranze, timori e visioni per il futuro.
Legge sulla cittadinanza: “Spaesamento, frattura, ferita”
Durissime, ma lucidissime, le parole di Prodi sul recente provvedimento di riforma della cittadinanza, che ha scosso profondamente le comunità italiane all’estero:
«Le modalità radicali e repentine con cui è intervenuta questa riforma hanno interrotto il percorso di confronto che stavamo costruendo, fondato sull’idea di una cittadinanza consapevole. Oggi regna lo spaesamento: manca una visione d’insieme, si fatica a comprendere l’impatto concreto sulle persone, si moltiplicano le casistiche, si incrina il principio di uguaglianza davanti alla legge».
Il provvedimento, ha spiegato, viene percepito da molti come «una ferita profonda», un gesto che rompe un legame affettivo, culturale e simbolico con la patria d’origine:
«Ci sentiamo in dovere di riferire – a Lei, Presidente, e a tutte le istituzioni – che questo provvedimento ha creato una frattura con chi si è sempre sentito parte integrante dell’Italia, pur vivendo altrove».
Mattarella: “Gli italiani all’estero, parte viva dell’identità nazionale”
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso profonda gratitudine verso i consiglieri del CGIE, riconoscendo il valore del loro impegno al servizio dei connazionali all’estero.
Ha definito le comunità italiane nel mondo come «un legame vivo tra l’Italia e le sue radici oltreconfine», richiamando l’importanza del voto degli italiani all’estero e il ruolo decisivo di Comites e CGIE nel rafforzare una democrazia partecipata.
Rievocando la lunga storia dell’emigrazione italiana, Mattarella ha ribadito come questa rappresenti una componente fondante dell’identità nazionale, ricordando il contributo delle rimesse e del capitale umano emigrato al progresso del Paese.
Un passaggio particolarmente sentito è stato dedicato alle donne migranti, descritte come «custodi delle tradizioni» e protagoniste delle reti familiari e sociali.
Guardando alle nuove generazioni, il Capo dello Stato ha parlato di una mobilità contemporanea da vivere come risorsa, non come perdita, in un dialogo continuo tra partenze e ritorni.
Un piccolo spiraglio per un esame più attento
Proprio rispetto alle parole di Prodi, il Presidente Mattarella ha lasciato intravedere uno spiraglio. Ha riconosciuto la complessità delle questioni sollevate in merito alla nuova normativa sulla cittadinanza per ius sanguinis, aprendo alla possibilità di un esame più attento e, se necessario, anche di una riconsiderazione.
Un segnale importante, che alimenta l’attesa di un confronto più profondo, giusto e rispettoso dei diritti.
L’auspicio di Natitaliani: “La ferita inferta può essere ancora sanata”
A margine dell’incontro, l’associazione Natitaliani ha espresso pieno sostegno alle parole pronunciate da Chiara Prodi a nome del CGIE.
«La cittadinanza per discendenza non può essere trasformata in una minaccia alla sicurezza nazionale», afferma l’Associazione, che già prima dell’approvazione della legge 74/2025 aveva rivolto un appello formale al Presidente della Repubblica, denunciando i vizi di costituzionalità e l’abuso della decretazione d’urgenza contenuti nel DL 36/2025.
Secondo Natitaliani, la norma entrata in vigore – già discutibile nel merito e nel metodo – è stata ulteriormente irrigidita dal passaggio parlamentare. Ispirata a una logica punitiva, essa mira di fatto a far estinguere il diritto di milioni di italo-discendenti alla trasmissione della cittadinanza, minando in profondità il legame storico tra l’Italia e le sue comunità nel mondo.
L’Associazione rivolge ora un appello ideale alla Corte Costituzionale, che il prossimo 24 giugno sarà chiamata a esprimersi sulla legittimità della trasmissione della cittadinanza ius sanguinis per discendenza illimitata. L’auspicio è che lo spiraglio aperto da Mattarella possa tradursi in una presa di posizione a difesa dei principi dello ius sanguinis, non solo per tutelare i diritti degli italiani nati all’estero, ma per riaffermare una visione della cittadinanza consapevole, inclusiva, coerente con la storia dell’Italia e della sua diaspora.
Qualora la Corte Costituzionale si esprimesse a favore dei principi dello ius sanguinis – dichiara Natitaliani – vi sarebbe ancora la possibilità di non recidere le radici dell’Italia nel mondo.
Una scelta che non riguarda solo il diritto ma l’identità stessa dell’Italia.
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Fonte: Fonte delle foto: video della Presidenza della Repubblica Italiana