Ora che per il Jobs Act manca solo l’ultimo passaggio al Senato, si avvicina il momento in cui dopo tante chiacchiere il governo dovrà mettere mano alle deleghe che con tanta forza ha voluto. «Come consulenti del lavoro non ci siamo entusiasmati alla discussione di queste settimane sul Jobs Act: sono anni che ogni discussione sull’articolo 18 si trasforma in una battaglia, a tratti ideologica, che nasconde i veri problemi del lavoro», afferma Francesco Longobardi, presidente nazionale Ancl, il sindacato unitario di categoria. «I veri problemi del lavoro – aggiunge Longobardi – sono il suo costo e la sua mancanza, soprattutto nel senso dei mercati che sono cambiati mettendo in ginocchio il tessuto produttivo nazionale. E finora non abbiamo visto nessuna visione d’insieme da parte dei governi che si sono succeduti in questi anni di crisi, per dare una risposta ai lavoratori e all’imprenditoria che resiste».

È comunque vero che tutto ciò che porta a una semplificazione della pesantissima macchina burocratica del Paese è per i consulenti del lavoro un’azione positiva. Più che altre chiacchiere, l’Ancl attende di vedere come il governo tradurrà in legge la creazione del contratto a tutele crescenti e la nuova normativa sui licenziamenti (con tutti i distinguo da fare fra economici, discriminatori e disciplinari). Con la viva speranza che i testi siano sufficientemente chiari da evitare contenziosi.

 

 

FONTE: ANCL – Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro

 

 

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