In questo approfondimento tracceremo una panoramica completa sulle cosiddette monete complemetari: ecco in cosa consistono e alcuni esempi della loro applicazione e sperimentazione.
Definizione e finalità: che cosa sono le monete complementari
Le monete complementari (dette anche valute locali, alternative o solidali) non si pongono il glorioso obiettivo di sostituire l’euro o le altre valute ufficiali, ma piuttosto di integrarle. La loro funzione principale è quella di stimolare l’economia locale, rafforzando le relazioni tra produttori e consumatori di un determinato territorio. Spesso utilizzate in contesti comunitari, le monete complementari mirano a sostenere la domanda interna, favorire il consumo etico e valorizzare le filiere locali. In questo articolo analizzeremo il tema sotto molteplici profili, con l’intento di offrire un quadro il più esaustivo possibile.
Origini storiche e diffusione globale
L’uso di strumenti di scambio “non statali” ha radici antichissime: dai sistemi di baratto organizzati, fino alle prime forme di credito reciproco tra membri di comunità.
Tuttavia, le monete complementari moderne iniziano a diffondersi in modo strutturato a partire dalla crisi del 1929, la cd. Grande Depressione. Un caso emblematico è quello del “Wära” in Germania o del “Wörgl” in Austria.
Nel secondo dopoguerra, si afferma il circuito svizzero WIR – ancora attivo – che consente alle piccole e medie imprese di scambiarsi beni e servizi utilizzando una valuta parallela al franco svizzero. Negli anni più recenti, il fenomeno ha conosciuto una nuova ondata di interesse, favorita dalla crisi economico-finanziaria del 2008. Ad oggi, si contano oltre 4.000 sistemi monetari alternativi in tutto il mondo, tra cui il Bristol Pound (Regno Unito), il Sardex (Italia), il Chiemgauer (Germania) e il Sol-Violette (Francia).
Il caso italiano: Sardex e altri esperimenti
In Italia, l’esempio più rilevante è il Sardex, nato nel 2009 in Sardegna. Il circuito si basa su un sistema di crediti reciproci tra imprese e professionisti che acquistano e vendono beni e servizi all’interno di un mercato chiuso, utilizzando il Sardex come unità di conto. Il vantaggio principale risiede nella possibilità di mantenere la ricchezza nel territorio, rafforzando così il tessuto produttivo locale.
Accanto al Sardex, sono operativi il Tibex (Toscana e Lazio), il Liberex (Emilia-Romagna), il Venetex (Veneto), il Re.Co.Sol in Sicilia, Monethica in Toscana, lo SCEC (Trentino).
Oltre a questi, in un precedente articolo, abbiamo parlato anche degli Auri, una moneta alternativa nata nel territorio lombardo e di recente adottata anche nel Mezzogiorno grazie all’iniziativa dell’associazione “ISDG Piana del Tauro 1”. Anch’essa rappresenta un’iniziativa importante, soprattutto in un territorio – come quello di Gioia Tauro – particolarmente complesso sotto il profilo socio-economico.
Quadro giuridico: limiti e potenzialità normative
Le monete complementari non sono riconosciute come moneta legale, ma possono circolare legalmente, a patto che l’adesione al sistema sia volontaria e che la loro emissione non generi confusione con la valuta ufficiale.
In Italia attualmente non esistono leggi specifiche in materia. È stato però presentato, il 4 settembre 2018, dall’On. Loredana De Petris (Gruppo Misto – LeU) il d.d.l. S. 777/2018, il quale prevede una delega al Governo per la disciplina delle “monete complementari” locali.
Il d.d.l. definisce le monete complementari come strumenti di pagamento elettronici volti a facilitare gli scambi di beni, servizi e lavoro entro una comunità socio-economica delimitata. Il testo fissa inoltre alcuni requisiti minimi, per esempio l’obbligo di un rapporto fisso di equivalenza con l’euro e il divieto di praticare prezzi diversi per uno stesso bene a seconda che si paghi in euro o in moneta complementare.
Leggi regionali
Più ampia è invece la legislazione regionale. In Sardegna, la L.R. 23 maggio 2013 n. 12 (Finanziaria 2013) all’art. 3, co. 6, autorizza l’erogazione di un “reddito minimo di comunità” utilizzando “circuiti di compensazione multilaterale basati sull’uso della valuta complementare”. In attuazione, la Giunta Regionale ha deliberato progetti-pilota (Delib. 2/29-2013 e 53/78-2013) per sperimentare circuiti di compensazione con moneta complementare. Inoltre, la Regione ha siglato accordi concreti: nel 2013 è stato avviato un protocollo con il circuito Sardex per un sostegno al reddito disoccupati.
In Veneto, la L.R. 27/2019 promuove la conoscenza dei “circuiti di compensazione multilaterale e complementare” su base regionale. L’art. 1 stabilisce che tali circuiti sono “strumenti elettronici, ad adesione volontaria, di compensazione per lo scambio di beni e servizi fra imprese”.
Disciplina europea
A livello comunitario, invece, l’Unione europea non si è occupata specificamente di valute complementari, sebbene la Commissione e organismi come il Comitato delle Regioni menzionino talvolta i circuiti di baratto come strumenti di innovazione sociale, senza tuttavia regolamentarne l’uso. La Direttiva (UE) 2018/843, nota come quinta direttiva antiriciclaggio (AMLD5), ha introdotto misure per prevenire l’uso improprio delle valute virtuali. Tuttavia, ha escluso esplicitamente le valute locali o monete complementari utilizzate in ambiti molto ristretti, come una città o una regione, e tra un numero limitato di utenti, dalla definizione di valute virtuali.
Benefici socio-economici delle monete complementari
Gli studi e le fonti istituzionali evidenziano vari vantaggi potenziali delle monete locali, tra cui un rafforzamento dell’economia del territorio stimolando la circolazione del credito e delle transazioni interne alla comunità. Ad esempio, la creazione di circuiti di pagamento locali tende ad aumentare la quantità di denaro “in circolo” tra imprese e consumatori del territorio, riducendo il fabbisogno di capitale circolante per le aziende. Nel sostenere e rafforzare i legami sociali, una moneta complementare può così generare maggiore sviluppo economico, minore disuguaglianza e maggiore accesso al credito.
Criticità e limiti
Le monete complementari presentano comunque limiti e rischi. Infatti, allo stato il quadro normativo è piuttosto frammentato: in assenza di regole univoche, chi partecipa ai circuiti resta esposto a potenziali abusi. Ad esempio, per le monete “backed” (collegate all’euro) l’emittente potrebbe non garantire la convertibilità o emettere valuta in eccesso. Nei sistemi mutual credit, invece, una gestione poco prudente può cagionare squilibri eccessivi nei crediti/debiti dei partecipanti.
Regime fiscale e trattamento contabile
Uno degli aspetti più delicati riguarda il trattamento fiscale delle operazioni effettuate in valuta complementare. L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che le transazioni in moneta alternativa devono essere equiparate a quelle in euro, sia ai fini IVA sia ai fini delle imposte dirette. I corrispettivi in valuta complementare devono quindi essere espressi in euro nei documenti fiscali e i valori percepiti sono soggetti a tassazione ordinaria.
Tanto premesso, è chiaro che le monete complementari rappresentano un’interessante opportunità per rafforzare l’economia locale e promuovere modelli di scambio più equi e sostenibili. Tuttavia, affinché possano esprimere appieno il loro potenziale, è necessario un quadro normativo più chiaro e uniforme, che ne valorizzi le finalità senza trascurarne i rischi.