Un piano ambizioso dei Sindaci per affrontare la crisi abitativa che colpisce milioni di cittadini in Europa: è questo l’obiettivo del Piano europeo per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili, frutto di un intenso lavoro congiunto tra amministrazioni locali, Commissione europea e soggetti privati.
In prima linea i sindaci di 15 grandi città europee, tra cui Roma, Barcellona, Bologna e Milano, promotori dell’alleanza Mayors for Housing, che ha portato all’elaborazione di una strategia concreta per garantire il diritto alla casa come pilastro del welfare europeo.
Un piano contro la precarietà abitativa
L’iniziativa nasce per dare una risposta sistemica alla crescente difficoltà di trovare alloggi adeguati a prezzi accessibili, in un contesto in cui l’aumento dei costi e la scarsità dell’offerta colpiscono soprattutto i soggetti più fragili: famiglie a basso reddito, persone con disabilità, migranti. Ma il problema riguarda sempre più anche i lavoratori a reddito medio, che non riescono ad accedere al mercato immobiliare.
Il piano interviene su più fronti: aumento dell’offerta abitativa pubblica e privata, riforma delle normative urbanistiche, semplificazione dei meccanismi di finanziamento e promozione di modelli abitativi innovativi. L’obiettivo è costruire un sistema abitativo equo, sostenibile e resiliente, capace di rispondere alle trasformazioni sociali, economiche e ambientali in atto.
La casa come quinto pilastro del welfare
Tra i principi guida del piano c’è il riconoscimento della casa come diritto fondamentale, al pari dell’istruzione, della sanità, della previdenza e dell’assistenza sociale. Un riconoscimento già sancito in importanti testi giuridici internazionali — dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE — ma che ora si traduce in una richiesta esplicita di politiche concrete a livello europeo.
Per i promotori, non è possibile attendere che le condizioni macroeconomiche migliorino o che i salari crescano: servono interventi immediati. L’edilizia sociale e sostenibile è vista come un investimento strategico che rafforza la coesione sociale, valorizza il tessuto urbano e crea posti di lavoro di qualità.
Risorse, strumenti e riforme: cosa prevede il piano
Il Piano europeo per l’edilizia abitativa propone misure ad ampio impatto per rafforzare il ruolo delle città e dare loro strumenti operativi e finanziari concreti. Tra le proposte principali:
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Un fondo di emergenza per permettere ai Comuni di realizzare rapidamente nuovi alloggi sociali e servizi di supporto, utilizzando fondi europei inutilizzati o riassegnati.
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Accesso diretto ai finanziamenti UE per le città, con programmi dedicati che prevedano percorsi semplificati e maggiore autonomia gestionale.
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Riforma delle regole sugli aiuti di Stato, per favorire maggiori investimenti in alloggi pubblici.
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Esclusione degli investimenti in edilizia sostenibile dal calcolo del deficit, sul modello della flessibilità già applicata alla spesa militare.
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Designazione delle aree urbane in sofferenza abitativa, che beneficerebbero di risorse e strumenti straordinari nel quadro della nuova Agenda urbana europea.
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Monitoraggio delle politiche nazionali attraverso il Semestre europeo e i piani di ristrutturazione edilizia, per contrastare la speculazione e il degrado del patrimonio residenziale pubblico.
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Obblighi di condivisione dei dati per le piattaforme di affitti brevi, per prevenire l’uso distorto delle abitazioni a fini turistici e tutelare la destinazione residenziale del patrimonio immobiliare.
Un impegno europeo, dal basso verso l’alto
Il piano sottolinea la necessità di un dialogo strutturato tra istituzioni europee, governi nazionali e autorità locali. Le città, che si trovano in prima linea nella gestione della crisi abitativa, devono poter contare su strumenti flessibili, risorse certe e riconoscimento politico del loro ruolo. Serve un’alleanza operativa tra soggetti pubblici, imprese, sindacati, associazioni e persone direttamente colpite dall’esclusione abitativa.
Una proposta da 300 miliardi
Il documento propone di mobilitare 300 miliardi di euro a livello europeo, di cui almeno 100 miliardi in sovvenzioni, da destinare alla costruzione, ristrutturazione e sostenibilità degli alloggi. Si chiede inoltre di dare priorità al tema abitativo nella riallocazione delle risorse del programma Next Generation EU e dei fondi di coesione, con trasferimenti diretti ai Comuni e ampia flessibilità d’uso.
Un’Europa che investe nelle persone
Il messaggio lanciato dalle città europee è chiaro: l’emergenza abitativa è una questione di diritti, ma anche di sviluppo. Affrontarla significa costruire un’Europa più inclusiva, più verde e più giusta. L’edilizia sociale e sostenibile non è un costo, ma un investimento nel futuro delle comunità europee. Ora tocca all’Unione Europea raccogliere la sfida e trasformare questa proposta in realtà.