Poste Italiane ha siglato un accordo con i sindacati Slp Cisl, Confsal, Failp e Fnc Ugl destinato a procedere a ben 7548 assunzioni per il biennio 2025-2026: ma CIGL e UIL si rifiutano di firmare, scopriamo il perché.
L’intesa prevede migliaia di assunzioni a tempo indeterminato, distribuite tra stabilizzazioni e nuove assunzioni, e rappresenta una significativa operazione di riorganizzazione per il colosso postale italiano. Tuttavia, l’intesa non ha ottenuto l’adesione di Slc Cgil e UilPoste, che denunciano esclusione e scelte dannose per i lavoratori.
I dettagli dell’accordo per le nuove 7548 assunzioni in Poste Italiane
L’accordo firmato tra Poste Italiane e i sindacati Slp Cisl, Confsal, Failp e Fnc Ugl introduce una serie di interventi mirati per garantire maggiore stabilità occupazionale e migliorare l’organizzazione aziendale nel biennio 2025-2026.
In base all’intesa, saranno effettuate complessivamente 7.547 assunzioni a tempo indeterminato. Tra queste, 1.600 posti saranno destinati alla rete commerciale, che comprende attività legate alla gestione dei clienti e alla promozione dei servizi offerti dall’azienda. La maggior parte delle nuove posizioni, circa 5.947, riguarderà invece le attività di recapito e smistamento, un settore cruciale per assicurare l’efficienza logistica in un contesto di crescente domanda di spedizioni e servizi postali.
Un punto centrale dell’accordo è rappresentato dalle stabilizzazioni, riservate a lavoratori che hanno maturato almeno 12 mesi di contratto a tempo determinato. Questa misura punta a riconoscere e valorizzare l’esperienza acquisita dai dipendenti temporanei, offrendo loro la possibilità di entrare a far parte del personale a lungo termine.
Parallelamente, l’intesa prevede la conversione di 786 contratti part-time in full-time, un passo significativo verso il miglioramento delle condizioni contrattuali dei dipendenti coinvolti. Questa modifica non solo assicura un aumento delle ore lavorative, ma garantisce anche maggiore stabilità economica e migliori opportunità di crescita professionale.
Il commento della CISL
Raffaele Roscigno, segretario generale di Slp Cisl, ha sottolineato come l’accordo rappresenti un risultato strategico per l’intera rete postale. “Grazie a questo piano, garantiremo una media di 32.000 addetti nella rete postale per il triennio 2024-2026“, ha affermato. Questa stabilità occupazionale contribuirà a mantenere elevati i livelli di servizio per i cittadini, soprattutto in aree chiave come la consegna e la gestione dei pacchi, settori in continua espansione grazie alla crescita dell’e-commerce.
Roscigno ha anche evidenziato l’importanza della rappresentatività dei sindacati firmatari, che complessivamente rappresentano l’80% dei lavoratori di Poste Italiane, con Slp Cisl che da sola raccoglie il 60% delle adesioni.
Luigi Sbarra, leader della Cisl, ha definito l’accordo un esempio concreto dell’efficacia del dialogo sociale. Intervenendo a Potenza, Sbarra ha sottolineato che “il sindacato deve essere in grado di andare oltre le denunce sterili, puntando su proposte concrete e soluzioni realizzabili“. Questo approccio, secondo il leader della Cisl, ha portato nel tempo a risultati tangibili per i lavoratori, consolidando il ruolo della sua organizzazione come interlocutore affidabile e pragmatico.
Sbarra ha inoltre rimarcato che il coinvolgimento responsabile nei processi decisionali è fondamentale per affrontare le sfide del mercato del lavoro. “L’intesa raggiunta con Poste Italiane dimostra che il confronto responsabile, lontano da posizioni meramente antagoniste, può produrre vantaggi significativi per l’intero sistema lavorativo“, ha concluso.
Le critiche di Slc Cgil e UilPoste
L’accordo raggiunto tra Poste Italiane e i sindacati firmatari non ha mancato di suscitare polemiche. Le sigle sindacali Slc Cgil e UilPoste hanno espresso un netto dissenso, denunciando quella che definiscono una “esclusione ingiustificata” dal tavolo negoziale. Secondo il segretario nazionale di Slc Cgil, Nicola Di Ceglie, Poste Italiane avrebbe adottato “artifici tecnici di dubbia legittimità“ per estromettere le due organizzazioni, privilegiando partner più allineati alle politiche aziendali.
L’accusa si fonda sulla presunta volontà dell’azienda di evitare il confronto con le sigle che, storicamente, hanno assunto posizioni critiche nei confronti delle strategie aziendali. Di Ceglie ha definito questa scelta un “segnale di inaudita gravità“, sottolineando che escludere due storiche rappresentanze sindacali mina il principio di pluralismo e indebolisce la democrazia sindacale.
In una nota congiunta, i vertici di Slc Cgil e UilPoste hanno attaccato duramente i contenuti dell’accordo e le modalità con cui è stato raggiunto. Tra le principali criticità evidenziate, spiccano:
- accorpamenti di uffici postali: la riorganizzazione, secondo i sindacati, comporterà una riduzione dei punti di accesso ai servizi, con un impatto negativo soprattutto nelle aree rurali e periferiche.
- tagli alle zone di recapito: la razionalizzazione delle aree di consegna rischia di rallentare il servizio, aumentando il carico di lavoro per i dipendenti e riducendo la qualità per gli utenti.
- incremento degli orari e dei turni serali: il nuovo assetto prevede un’estensione delle fasce lavorative, che potrebbe peggiorare le condizioni di lavoro, soprattutto per coloro che già operano in turni gravosi.
La questione della precarietà
Un altro punto critico riguarda le assunzioni previste dall’accordo. Pur riconoscendo l’importanza del piano occupazionale, Slc Cgil e UilPoste ritengono che i numeri annunciati siano insufficienti per affrontare il problema della precarietà diffusa. Migliaia di lavoratori, spesso giovani, continuano a essere impiegati con contratti a termine o in condizioni di lavoro considerate “di sfruttamento“.
Questi lavoratori rappresentano una parte significativa della forza lavoro di Poste Italiane e, secondo i sindacati esclusi, meritano interventi più incisivi per garantire loro stabilità e tutele adeguate. La mancata inclusione nel piano di assunzioni di molti di questi dipendenti temporanei è stata definita una “occasione mancata“ per affrontare il problema in modo strutturale.
Uno scontro sulla rappresentanza sindacale
Slc Cgil e UilPoste hanno inoltre contestato la legittimità di un accordo negoziato senza il coinvolgimento delle RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie), sottolineando come ciò costituisca un precedente pericoloso nelle relazioni industriali. “Relazioni sindacali, democrazia e diritti non possono essere sacrificati in nome della sintonia con l’azienda,” hanno dichiarato i segretari Nicola Di Ceglie e Claudio Solfaroli Camillocci.
In vista dello sciopero generale annunciato per la giornata di oggi, 29 novembre, le due sigle si preparano a una mobilitazione decisa, con l’obiettivo di rivendicare maggiore partecipazione e contrastare quella che definiscono una deriva autoritaria nelle relazioni industriali di Poste Italiane. “Continueremo a batterci con fermezza per difendere i diritti dei lavoratori e il ruolo delle organizzazioni sindacali nel garantire trasparenza e pluralismo,” hanno concluso.