cellulare-in-mano-ai-bambiniA tre o quattro anni, se usato con tempi limitati, un tablet può essere uno strumento utile. Prima è privo di senso e dannoso.


Il cellulare in mano ai bambini di pochi mesi è nocivo: in campo i pediatri di Sip e l’Istituto di Ortofonologia.

Device e tecnologia sono utili strumenti, ma anche un pericolo. Qual è il confine? “Non ha nessun senso mettere in mano a un bambino di pochi mesi uno strumento elettronico, come il telefono, perché è solamente nocivo”.

Lo dice Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), che sul tema ha già elaborato documenti e linee guida comportamentali. Adesso la Sip, insieme all’Istituto di Ortofonologia (IdO), sta promuovendo la campagna di formazione e informazione sul ruolo del ‘pediatra sentinella educativa’.

In pratica sono a disposizione dei pediatri italiani due nuovi opuscoli che forniscono sia indicazioni sui principali campanelli di allarme nel monitoraggio neuroevolutivo dei bambini da 0 a 24 mesi, che dei consigli che i medici potranno rivolgere ai genitori di piccoli da 1 a 5 anni.

Il cellulare in mano ai bambini di pochi mesi è nocivo

Non ha senso usare il telefonino prima di una certa età– rincara Villani- mentre un uso virtuoso di alcuni strumenti, come un tablet in tempi e modi limitati, volti ad imparare a riconoscere i colori piuttosto che i numeri o le lettere in maniera guidata e selettiva, può avere senso anche con un bambino di 3 o 4 anni”.

Bisogna, però, “modularne l’uso e soprattutto- avverte il medico- non deve mai diventare oggetto di compensazione: ‘Tu stai piangendo, allora ti do il telefonino; Sono a pranzo con gli amici e ti do il telefonino’.

Se il bambino è colui che gestisce lo strumento e non ne diventando vittima, potrebbe essere un qualcosa di virtuoso- riflette Villani- se invece, come più volte accade, diventa semplicemente il compagno di vita, è brutto a dirsi, ma sarà solamente nocivo”.

L’adulto deve essere “presente e smettere di delegare”, puntualizza Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO.

“Non sentiamo più i pianti dei bambini quando andiamo a ristorante o siamo per strada, perché i genitori hanno imparato che i colori provenienti dallo schermo del cellulare distraggono il bambino e quindi non piange, se non per appetito o altre situazioni. È un problema- fa presente lo psicologo- questi bambini stanno diventando dipendenti dal telefonino. Provate a togliergli il cellulare- conclude Castelbianco- vedrete che avvengono crisi incontrollabili”.