A quattro anni dal disastro dell’11 marzo 2011, spieghiamo in dieci punti qual è la situazione oggi a Fukushima.

1. Noccioli fusi. La precisa ubicazione dei diversi noccioli fusi resta sconosciuta a TEPCO come a chiunque altro, ma è accertato che una buona parte si è fusa attraversando i vessel (contenitori d’acciaio a pressione) e scendendo nella parte bassa della struttura di contenimento. L’operazione di raffreddamento del combustibile fuso dovrà continuare ancora per molti anni.

2. Acqua contaminata. L’acqua utilizzata per il raffreddamento rappresenta la maggior parte dell’acqua contaminata immagazzinata nelle circa mille vasche d’acciaio montate sul sito dal 2011 ad oggi. A dicembre 2014, un totale di 320 mila tonnellate di acqua altamente contaminata era immagazzinata nei serbatoi. TEPCO sta utilizzando diverse tecnologie per rimuovere fino a 62 radionuclidi da quest’acqua, ma non l’isotopo radioattivo trizio che non si sa ancora come trattare.L’acqua già trattata ma contenente trizio ammontava lo scorso 8 febbraio a 297 mila tonnellate.

3. Il programma di TEPCO. Inizialmente TEPCO stimava di riuscire a completare il trattamento di tutte le acque altamente contaminate entro la fine di marzo 2015, ma questo piano è stato rivisto a gennaio, quando la società ha annunciato di aver completato “circa il 50 per cento” del lavoro. Un nuovo programma dovrà essere annunciato in questi giorni, con TEPCO che ora prevede di completare il trattamento delle acque entro il prossimo maggio. Allo stesso tempo, circa 300 tonnellate di acqua sono necessarie ogni giorno per raffreddare il nocciolo rimanente e il combustibile fuso nei tre reattori.

4. Acque sotterranee.  La stima ufficiale è che una quantità pari a circa 800 tonnellate di acqua scorra sul sito ogni giorno. Secondo una stima di TEPCO, 300/400 tonnellate di quest’acqua vengono contaminate. TEPCO afferma che la contaminazione delle acque sotterranee entrata nel sito è dovuto alla contaminazione della superficie che permea il terreno e raggiunge le falde acquifere, e che – ‘teoricamente’ – le acque sotterranee non vengono a contatto con l’acqua all’interno degli edifici del reattore; una teoria ancora non provata, che al momento resta solo sulla carta.

5. Un muro di lamiera. I tentativi di evitare questa contaminazione sono concentrati sullacostruzione di un tubo d’acciaio lungo 770 metri e di un muro di lamiera. La struttura in acciaio è situata ad una profondità di 30 metri, ovvero – secondo TEPCO – sotto il livello del suolo permeabile. Questa ipotesi è però messa in discussione dalle indagini geologiche sul sito, che mostrano come gli strati permeabili composti da arenaria e pomice siano ad una profondità di circa 200 metri rispetto alla superficie.

6. La costruzione di un muro di ghiaccio. TEPCO prevede di ridurre il volume delle acque sotterranee che entrano nel sito costruendo una parete di ghiaccio, con una circonferenza di 1,5 chilometri attorno alla centrale di Fukushima Daiichi. Per mettere in pratica questa soluzione, si dovrebbe forare il terreno per poter inserirvi 1.571 tubi di acciaio di 30 metri, da raffreddare a -30C°. L’obiettivo è quello di ridurre di due terzi l’acqua che fuoriesce nell’oceano. Il muro di ghiaccio dovrebbe restare in attività per 6 anni, fino a quando saranno sigillati i nuclei del reattore.Dubbi sull’efficacia di questa soluzione, e sulle conseguenze che questa porterebbe con sé, sono stati mossi anche da uno tra gli stessi consulenti internazionali di TEPCO e da un Commissario presso l’Autorità di regolamentazione nucleare giapponese (NRA).

7. Rimozione del combustibile esausto. Dopo il successo ottenuto con la rimozione del combustibile esausto e fresco dal reattore 4, la TEPCO vuole ora trasferire il combustibile ancora presente al reattore 3 o nella struttura comune dell’impianto oppure nella piscina del reattore 6 nel corso del 2015. A differenza però del trasferimento effettuato dal reattore 4, l’operazione dovrà essere svolta da remoto a causa dell’elevato livello di radiazioni nell’edificio che rende impossibile per degli esseri umani lavorare in un ambiente così contaminato. A complicare ulteriormente le cose, la presenza di macerie nel sito del reattore 3.

8. Decontaminazione. Dal monitoraggio della radioattività svolto da Greenpeace risulta che il  59% dei campioni presi in aree ufficialmente “decontaminate” era ancora oltre la soglia, con i livelli più alti rilevati lontano dalle strade. Il lavoro di decontaminazione è servito in sostanza solamente a “spostare” il problema, ma non a liberarsene. Attualmente 120 mila persone non hanno ancora fatto ritorno nelle loro case e il processo di decontaminazione sembra non conoscere fine. Le colline, le montagne e le foreste della Prefettura di Fukushima sono fortemente contaminate. Il risultato è che il materiale radioattivo viene dilavato attraverso i corsi d’acqua e raggiunge anche aree precedentemente decontaminate, ricontaminandole.

9. Rifiuti nucleari. Il processo di decontaminazione sta generando elevate quantità di rifiuti radioattivi stoccati in 54 mila siti temporanei in tutta la Prefettura di Fukushima. Le stime ufficiali sulle quantità di rifiuti che verranno prodotti dalle operazioni di decontaminazione parlano di 15-28 milioni di metri cubi di rifiuti nucleari. L’area contaminata al di sopra di 1mSv è di duemila chilometri quadri.  Se venisse decontaminata genererebbe circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti. In realtà questo non è possibile e quindi in futuro avremo una costante ricontaminazione di città e paesi dovuta all’impossibilità di decontaminare le montagne forestate e i fiumi.

10. I costi.  I costi delle operazioni di decontaminazione sono stimati in 170 miliardi di dollari. L’istituto privato di ricerca JCER (Japan Centre for Economic Research) stima i costi totali del disastro, la compensazione e il decommissioning dei sei reattori di Fukushima in 520/650 miliardi di dollari.

 

 

 

 

FONTE: Greenpeace Italia 

 

 

 

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