E’ di ieri la notizia della procedura d’infrazione UE per i debiti della PA verso le imprese.
Da novembre 2012 è stata recepita la direttiva IVA sui tempi di pagamento della PA, che prevede una mora sui ritardi superiori a 60 giorni pari all’8% più l’euribor. L’8% era la soglia più bassa proposta dall’Europa.
In quanto direttiva EU recepita, è legge e non si può fare altra legge che ne limiti l’azione. E, contrariamente a quanto si legge sulla stampa, la norma parla di 30 giorni, potenzialmente estendibili a 60 come nella 60… quindi una stima cautelativa potrebbe suggerire di usare 60, come valore dei tempi di pagamento da usare come base. Questo significa che se le aziende in ritardo sugli incassi, invece di lagnarsi e basta, decidessero di fare ingiunzione di pagamento alla PA, ci ritroveremmo con un bel buco in bilancio, tutto nuovo rispetto alle previsioni (di solito è raro che le imprese, tra imprese, attivino ingiunzioni al pagamento… perché si perde il cliente. Quindi sopportano… ma verso la PA non è un problema: la PA deve fare i bandi, non può non invitare pubblicamente e quindi dopo la legge, ogni ingiunzione è un debito – pubblico). A quanto ammonterebbe questo debito?
Nell’ipotesi che la PA acquisti per Beni, Servizi e una quota di Lavori 135 Mld di euro nel 2013 (come è stato per es. nel 2012), se è vero che le PA pagano in media a 143 giorni – che implicano un ritardo di 83 giorni sui 60 “obiettivo” della norma – l’ammontare del valore del debito che le imprese avrebbero con la PA per i ritardi di pagamento sarebbe di circa 31 Mld di euro.
Se su questi 31 Mld di euro calcoliamo la mora prevista dalla legge sui tempi di pagamento (in vigore 8%+ EURIBOR = 8,3%), si trova un “nuovo buco” da 2,6 Mld di euro (e non solo verso le imprese che richiedono un’ingiunzione di pagamento, perché è obbligo del cliente, in questo caso la PA, riconoscere la mora).
Se solo si adottassero Workflow digitali a supporto della Fatturazione Elettronica, gran parte di questo buco che in anni si misura sempre in miliardi di euro potrebbe scomparire quasi completamente.ù
FONTE: Agenda Digitale (www.agendadigitale.eu)
AUTORE: Paolo Catti, Politecnico di Milano