Medie annuali in netto miglioramento per il biossido d’azoto e il Pm10, ma i superamenti restano critici per molte città, soprattutto al Nord. (Torino, Alessandria e Vercelli le peggiori) Male anche l’ozono, in costante peggioramento negli ultimi anni, soprattutto a Udine, Bergamo e Lecco.
Pm10 e biossido d’azoto sembrano aver mollato leggermente la presa nelle città italiane: confrontando le ultime due edizioni di Ecosistema Urbano pubblicate daLegambiente (XX Rapporto: anno 2013, dati 2012) e XXI Rapporto: anno 2014, dati 2013), vediamo che la percentuale di capoluoghi che rientrano nelle medie annuali limite attualmente in vigore (ma in procinto di revisione, come caldamente richiesto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) è migliorata nettamente sia per il biossido d’azoto che per il Pm10. La percentuale di città che rientrano nei limiti per la media annuale dell’ NO2 è passata infatti dal 73% del 2012 all’81,7% del 2013.
E se è vero che su intervalli di tempo tanto brevi i valori oscillano facilmente (nel 2011 ad essere a norma era il 75,6%, quindi leggermente meglio dell’anno successivo), è altrettanto vero che negli ultimi 4 anni la concentrazione media annuale del biossido d’azoto in Italia è calata costantemente di 2 mcg/m3 l’anno: era 38,11 mcg/m3 nel 2010; 36,79 mcg/m3 nel 2011; 34,92 nel 2012 e 32,56 mcg/m3 nel 2013. Una tendenza positiva evidente e costante, a cui non mancano però eccezioni ingombranti. Le tre più grandi città italiane sono tutte fuori legge. La media dell’NO2 è 51,7 mcg/m3 a Milano, 52,3 mcg/m3 a Torino e 54 mcg/m3 a Roma.
Tendenza al miglioramento anche per il Pm10, ma il primo dato interessante è che nel 2014, a praticamente dieci anni dal recepimento delle direttive europee i problemi con i monitoraggi sono tali per cui su 104 città soltanto 83 hanno potuto mettere a disposizione dati validi. Ed è già un passo avanti: erano 79 nel 2012. Fra le città insolventi, Agrigento, Catanzaro, Imperia, Foggia, Matera, Messina, Pesaro, Reggio Calabria, Salerno e Viterbo.
Parlando invece di medie annuali, nel 2013 il miglioramento è stato sensibile: appena due capoluoghi hanno sforato il limite dei 40 mcg/m3, e – a sorpresa – si tratta di Frosinone eBenevento. Le città del Nord però, solitamente in vetta alle classifiche, si sono comunque aggiudicate il podio, tutto piemontese, dei superamenti annuali: 86 a Vercelli, 88 ad Alessandria e 91 a Torino, contro i 35 giorni bonus previsti dalla normativa.
Purtroppo il Rapporto non contiene una classifica delle città per numero di superamenti, ma nel capitolo dedicato alla qualità dell’aria si legge che otto capoluoghi hanno superato i 75 giorni di sforamento. Insomma, il Pm10 migliora – nel 2012 erano 12 i capoluoghi con media annuale oltre i 40 mcg/m3 – ma gli inverni italiani sono ancora tutt’altro che sani.
E le estati non sono da meno: il Pm10 è in vacanza, ma l’ozono lavora a pieno rimo nei mesi estivi, e negli ultimi anni, complice il caldo crescente (il 2014 avrà dunque segato un’eccezione e un’inversione di tendenza), le concentrazioni d’ozono sono andate aumentando in tutta Italia, e in particolare nella Pianura Padana. Sostanzialmente analogo il numero di capoluoghi di provincia che hanno superato le soglie di sicurezza (ossia 120 mcg/m3 più di 25 volte l’anno), tra 2013 e 2012: 51 e 52. Le città peggiori, Bergamo, Udine e Lecco.
FONTE: Eco Dalle Città (www.ecodallecitta.it)
AUTORE: Elena Donà